Cominciamo dal principio, cioè dalla Costituzione (altrimenti da che cosa?). Leggiamo l’articolo 53: “Tutti concorrono alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Ma che cos’è la “capacità contributiva?”.
Se ad esempio una persona ha uno stipendio mensile di 1.200 euro e ogni mese per vivere spende mediamente 1.200 euro (per alimenti, affitto, acqua, gas, elettricità), dobbiamo dedurne che la sua capacità contributiva per le spese pubbliche è pari a zero. Quindi, dovrebbe pagare zero euro di tasse. Se invece un altro cittadino italiano ha un reddito di 3.000 euro mensili e spende mediamente 1.500 euro per vivere, dovrebbe pagare le tasse sulla base della sua reale capacità contributiva, cioè sui 1.500 euro residui. “Povero è chi consuma tutte le sue entrate. Ricco chi ne consuma solo una parte” (Scuola di Barbiana – Lettera a una professoressa).