Cronache inattuali di fine anno

Il 7 dicembre 2000 è stata proclamata la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. All’art. 2 si legge: «Ogni individuo ha diritto alla vita». Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione Universale dei Diritti … Leggi tutto

L’acqua, la diga e il MES

C’è una diga che trattiene l’acqua. Ma negli ultimi giorni ha piovuto molto. C’è il rischio che l’acqua tracimi o addirittura che la diga crolli. A logica bisognerebbe anzitutto ragionare sul modo più efficace e meno dannoso per togliere un … Leggi tutto

Un tetto alle tasse in Costituzione?

Forza Italia sta promuovendo una raccolta di firme per presentare una legge di modifica della Costituzione che stabilisca un tetto alla tassazione. “Lo Stato non potrà mai – ha dichiarato Silvio Berlusconi – per nessuna ragione, imporre una tassazione superiore … Leggi tutto

Debito pubblico: 40 mila euro a testa

40 mila euro a testa: sarebbe il peso del debito pubblico se fosse suddiviso in parti uguali tra tutti i cittadini italiani. La Banca d’Italia ha reso noto l’ultimo dato sull’indebitamento delle amministrazioni pubbliche: 2.410 miliardi di euro (al 31 luglio 2019). Considerando che gli italiani sono poco più di 60 milioni, mediamente il debito sarebbe di 40 mila euro pro capite.

Per arginare il problema di solito si propone di ridurre l’evasione fiscale, che ogni anno sottrae alle casse pubbliche oltre 100 miliardi di euro. L’obiettivo potrebbe essere raggiunto con controlli più efficaci. Purtroppo la Corte dei Conti nell’ultimo rendiconto ha rilevato che le entrate per accertamenti sostanziali siano diminuite in un anno del 32,8%, passando da 7,3 miliardi nel 2017 a 5,6 miliardi nel 2018.

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I conti che non tornano

2.386 miliardi di euro: è l’ammontare del debito pubblico dell’Italia al 30 giugno 2019 (fonte: Banca d’Italia). Si tratta dell’ennesimo record storico, che in realtà non fa quasi più notizia poiché probabilmente è destinato ad essere superato a breve.

Se si confronta la cifra del debito attuale con quella del giugno 2018, c’è da essere assai preoccupati. Infatti, nel giugno dello scorso anno il debito era arrivato a 2.330 miliardi: il che significa che in 12 mesi (che sostanzialmente coincidono con il tempo in cui hanno governato M5S e Lega) il debito è aumentato di 56 miliardi di euro.

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La Flat Tax incrementale è incostituzionale

Nel 2019 in Italia è entrato in vigore un surrogato della cosiddetta Flat Tax: si applica (con aliquota del 15%) soltanto alle partite IVA con ricavi non superiori a 65.000 euro. Di fatto si tratta di un ampliamento del preesistente regime forfettario con limite a 30.000 euro. La norma è iniqua nei confronti dei lavoratori dipendenti (ai quali si applicano le aliquote progressive) e rischia di incrementare l’evasione fiscale a causa della non detraibilità dei costi di produzione e dell’esenzione dalla fatturazione elettronica (come ha sottolineato anche la Corte dei Conti).

Per il 2020 l’attuale governo sta ipotizzano una nuova versione della Flat Tax. L’idea che sta prendendo quota è che l’aliquota del 15% si applichi solo sui redditi incrementali. Un esempio per capire: se un contribuente ha avuto nel 2019 un reddito di 30 mila euro e nel 2020 denuncerà 40 mila euro, la tassa piatta verrà utilizzata soltanto per quei 10 mila euro di ricavi in più nel 2020.

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Un fisco iniquo

“Una gigantesca e assurda fonte d’iniquità, ingiustizia, complessità e inefficienza”: è questo il giudizio severo che si può leggere nelle conclusioni della “Indagine conoscitiva sulla struttura dell’imposta sul reddito delle persone fisiche dal 2003 al 2017” recentemente pubblicata dall’associazione per la Legalità e l’Equità Fiscale (LEF). Si tratta di un lavoro davvero notevole, sia per la quantità di dati e di tabelle riportate nelle oltre 200 pagine della ricerca, sia per le dettagliate analisi e le conseguenti proposte.

Anzitutto è necessario ricordare che l’IRPEF è l’imposta principale, in termini di gettito e soggetti interessati, attraverso cui si attua la progressività stabilita dall’articolo 53 della Costituzione. Dall’indagine emerge che oggi la progressività grava pressoché in modo esclusivo sui redditi da lavoro (dipendente, pensione e autonomo) che rappresentano oltre il 95% del reddito IRPEF dichiarato (nel 2003 questo valore era inferiore all‟85%). Inoltre, c’è uno squilibrio a vantaggio delle dichiarazioni sopra i 50.000 euro con una sostanziale concentrazione del prelievo sui redditi medi fra 20.000 € e 50.000 euro.

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Come ridurre le tasse, aumentandole

La solita commedia all’italiana. Di fronte all’eventualità dell’apertura della procedura di infrazione per debito eccessivo da parte della Commissione europea nei confronti dell’Italia, alcuni politici della penisola hanno alzato la voce, picchiando i pugni sul tavolo, mostrandosi alle telecamere come inflessibili difensori delle scelte italiche in materia di bilancio. Molti membri del Governo hanno giurato che non avrebbero fatto una manovra economica correttiva, come invece l’Europa chiedeva. Anzi, il leader della Lega Matteo Salvini ha rilanciato, dicendo che “l’unico modo per ridurre il debito è tagliare le tasse”.

In realtà, dietro le quinte del set televisivo, attenuate le luci e spente le telecamere, il Governo italiano ha provveduto ad adempiere alle richieste europee di una correzione dei conti pubblici. Infatti, il Consiglio dei Ministri il 2 luglio scorso ha approvato un disegno di legge di assestamento del bilancio che ammonta a circa 7,6 miliardi di euro, per ridurre il deficit dal 2,4 al 2% del PIL. Si tratta di 6,24 miliardi di maggiori entrate (2.900 milioni di maggiori entrate tributarie, 700 milioni di maggiori entrate contributive, 2.740 milioni di altre entrate correnti e in conto capitale), oltre al congelamento di 1,5 miliardi di risorse disponibili (di fatto un risparmio di spesa).

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