Paesi a confronto

PilUE

Segnalo che sull’edizione odierna de Il Sole 24 Ore sono stati pubblicati 3 grafici (vedi allegato) che mettono a confronto i Paesi europei in base al deficit, al debito e all’avanzo primario.

Povera Italia

Primo problema: la disuguaglianza. L’Italia è un paese relativamente ricco. La Fondazione Edison, sulla base dei dati Eurostat e della Commissione europea, ha calcolato la ricchezza finanziaria netta dei cittadini dei vari paesi europei  nel 2011, misurandola in percentuale rispetto al PIL. Risultato: le famiglie italiane sono in vetta alla classifica, detenendo una ricchezza netta (cioè calcolando la differenza tra risparmi e debiti) del 168%.

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La società civile prende la parola

In vista delle prossime elezioni alcune associazioni chiedono ai candidati di prendere precisi impegni per le politiche fiscali

Le elezioni si avvicinano e giustamente la società civile prende la parola, stilando documenti, inviando appelli o chiedendo impegni ai candidati dei diversi schieramenti. Segnaliamo alcune proposte in particolare nel campo dell’economia e del fisco.

Anzitutto l’iniziativa che è stata promossa dall’Associazione Economia Reale Onlus, che nello scorso novembre ha convocato e coinvolto decine di gruppi e associazioni per passare “dall’analisi economica alla proposta politica”. Dal confronto è scaturito un documento comune che evidenzia una forte opzione per l’Europa: «Noi identifichiamo nell’Europa e nelle sue Istituzioni la nostra casa comune, la nostra storia, la nostra cultura. L’Europa non può essere soltanto una pur necessaria, rigorosa e competente tecnocrazia. Se ci fermassimo a questo, un crescente deficit democratico potrebbe compromettere l’intera costruzione europea ed il suo ruolo nel mondo. Per questo noi crediamo nell’integrazione politica europea ed identifichiamo nella creazione degli Stati Uniti d’Europa il fine ultimo di tale processo. Nel mondo della globalizzazione, i singoli Stati europei hanno già perso la loro sovranità nazionale in alcune fondamentali aree. 

Una manovra corretta

Il testo della legge di stabilità contiene alcune novità positive per le famiglie e per la solidarietà

Quando il governo Monti ha presentato la prima bozza della legge di stabilità, non abbiamo risparmiato le critiche (si veda in proposito: “una manovra contro i più poveri”). In seguito, al testo presentato sono state apportate diverse correzioni, grazie anche ad emendamenti parlamentari, arrivando all’approvazione definitiva della legge con alcuni aspetti decisamente più positivi rispetto alle premesse. Vediamo alcuni significativi esempi:

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L’imbroglio del debito pubblico

La spesa per gli interessi penalizza le politiche sociali. Più tasse sui ricchi anche per contrastare mafie, corruzione ed evasione fiscale.

“Lo spread è un imbroglio”, ha detto recentemente l’ex presidente del consiglio dei ministri. Un paio di giorni dopo la Banca d’Italia ha reso noto che ad ottobre 2012 il debito pubblico italiano ha raggiunto nuovi record sia in valore assoluto (2.014 miliardi di euro) che in relazione al Prodotto Interno Lordo (126,1 %).

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Una manovra contro i poveri

Il governo Berlusconi-Tremonti nell’ottobre 2011 aveva alzato l’aliquota ordinaria dell’IVA di un punto, passando dal 20 al 21%. Inoltre, aveva programmato un ulteriore aumento di 2 punti per le due aliquote IVA più elevate (quella al 21 e quella ridotta al 10%), se i conti dello Stato non fossero “tornati”.

Il governo Monti con la legge di stabilità ha deciso di dimezzare l’aumento dell’IVA: di conseguenza a partire dal 1° luglio 2013 le nuove aliquote saranno del 22% e dell’11%. Potremmo concludere che l’aumento dell’IVA non è positivo, ma anche che sarebbe potuto capitare di peggio, come era nelle intenzioni del governo precedente.

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Non possiamo lasciare il debito ai nostri figli

La provocazione ancora attuale di Luciano Corradini.

Sono trascorsi 20 anni, ma la situazione non è molto cambiata. Il 26 settembre del 1992 Luciano Corradini, professore di pedagogia all’Università di Roma e vicepresidente del Consiglio nazionale della pubblica istruzione, si reca in un ufficio postale e versa 500 mila lire come “contributo volontario al risanamento del bilancio dello Stato” italiano. Quello stesso giorno scrive a Giuliano Amato, presidente del Consiglio dei Ministri: “ho deciso di versare mensilmente all’erario 500 mila lire, oltre ovviamente a ciò che debbo in quanto cittadino, finché perdureranno le attuali difficoltà dell’Italia”. E in effetti in quel periodo il nostro Paese era “sull’orlo del baratro, cioè della bancarotta.

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