Spett.le Redazione,
il Governo ha appena approvato un Decreto Legislativo che prevede una tassazione separata e con aliquota unica proporzionale (20%) per i redditi provenienti dall’affitto di immobili. Mi sembra una tassa in evidente contrasto con l’art. 53 della Costituzione. Anzichè tassare in base al cumulo dei redditi (come avviene adesso), si passa ad una imposta che non è più basata sul criterio di progressività.
Infatti non distingue nemmeno tra chi affitta 1 appartamento e chi ne affitta 10 o 100: pagheranno tutti la stessa aliquota! Una scelta che evidentemente favorisce i grandi possessori di immobili, cioè i più ricchi. Ne consegue anche che, a parità di entrate fiscali, il mancato introito (la differenza tra quanto pagato adesso da chi è soggetto ad aliquote alte e la cedolare secca) dovrà essere recuperato con altre imposte, che presumibilmente riguarderanno tutti, cioè anche i più poveri.
Quindi, in sintesi i più ricchi pagheranno di meno e i più poveri di più. Non stupisce, ma resta una scelta ignobile…
Si dice che questa misura sia stata presa per contrastare l’evasione fiscale, perchè facendo pagare una tassa più bassa si incentiverebbe l’affitto legale rispetto all’affitto in nero. In realtà, se l’obiettivo fosse l’azzeramento degli affitti in nero, basterebbe introdurre la detrazione fiscale delle spese per affitti. Il costo della detrazione sarebbe compensato con le maggiori entrate fiscali perchè tutti gli affitti sarebbero dichiarati (l’inquilino avrebbe tutto l’interesse di un affitto con contratto regolare e lo pretenderebbe). In questo modo lo stato non ci perderebbe, i più ricchi pagherebbero tutte le tasse e i più poveri (quelli che non posseggono una casa) pagherebbero meno (detrazione fiscale). E soprattutto ne guadagnerebbe la giustizia sociale e la legalità…