Le consultazioni di Mario Draghi con i partiti hanno riportato al centro della scena i progetti di riforma fiscale. Ma sul tema il Parlamento sta già lavorando con l’indagine conoscitiva avviata dalle commissioni Finanze di Camera e Senato. Che punta ad andare oltre la teoria. E a fare in fretta. «Da un mese facciamo cinque o sei audizioni a settimana – spiega Luigi Marattin (IV), il presidente della commissione Finanze alla Camera ideatore dell’iniziativa condotta con il suo omologo al Senato Luciano D’Alfonso (PD) -. Concluderemo verso fine marzo, e spero che riusciremo a convergere su una-due proposte di riforma organica; potremmo fare un secondo giro di audizioni molto più breve e operativo per avere un riscontro sulle proposte concrete. E per fine aprile o inizio maggio potremmo consegnare al governo il nostro lavoro».
Per le forze politiche il fisco è terreno delicato e identitario. Dalla Flat Tax che piace a destra al modello tedesco della progressività continua che ha più di un seguace a sinistra, le distanze fra le ricette di partenza sono enormi. Ma per Marattin esiste la possibilità che «le commissioni convergano già su un’impostazione di riforma con una larga condivisione. È il nostro obiettivo, ma in ogni caso l’approfondimento che stiamo facendo sarà utile comunque, come background per una legge delega solida e strutturale».
A confortare Marattin sulla possibilità di arrivare a proposte comuni c’è anche il metodo, fondato sul coinvolgimento fin qui di istituzioni ed economisti di prima fila. «Stiamo facendo quel che nella politica italiana non si faceva da un po’ – sostiene -: studiare prima di discutere. O, per citare Einaudi, conoscere per deliberare. I lavori stanno procedendo con ordine, metodo e un focus esclusivo sui contenuti anziché sugli slogan. E tutti i partecipanti si rendono conto che è molto meglio così». La maggioranza larga che si profila anche se tra mille incognite può aiutare: «Abbiamo in qualche misura anticipato il cambio di maggioranza, perché l’indagine fu approvata in novembre all’unanimità, e tutte le forze politiche hanno da subito mostrato interesse e collaborazione. Il nuovo clima politico non può che rafforzare queste condizioni».
Nel merito, le audizioni hanno individuato una serie precisa di vizi del nostro fisco, a partire dai salti di progressività. «Il mio ruolo – spiega Marattin – impone soprattutto ora neutralità e ascolto delle opinioni diverse dalla mia. Ma gli assi portanti per me sono: 3 o 4 aliquote, in cui la più bassa coincida con quella applicata a tutte le tassazioni sostitutive inclusi i redditi di impresa a prescindere dalla forma giuridica; una maxi-deduzione universale che dia più progressività dove serve; imposta negativa per i più poveri, per incentivare il lavoro; chiusura del perimetro della fatturazione elettronica per semplificare davvero il fisco per gli autonomi; riforma delle imposte locali per dare più ordine al sistema e più accountability per i governi locali; riforma radicale della giustizia tributaria; codificazione delle norme fiscali in testi unici».
Le tax expenditures, altro nodo da tempo al centro dei progetti di riforma, «non vanno demonizzate, esistono in tutti i sistemi. Ma in nessun Paese sono numerose e disordinate come da noi. Credo si possano ridurre e razionalizzare, ma solo nell’ottica di una riforma che riparta da zero, e non si limiti ad aggiustamenti marginali. Dopo 50 anni, l’IRPEF va rifatta daccapo». Qualche polemica si è già accesa sulle proposte di revisione della tassazione immobiliare. «Va riordinata – sostiene Marattin – ma non aumentata».
(tratto da Il Sole 24 Ore del 11 febbraio 2021)