Diagnosi e condizioni dello sviluppo, involuzione e ripresa dell’economia italiana

Negli anni ’50, quando la ricchezza si produceva prevalentemente con le braccia ed il sudore, gli Italiani, che pur sapevano usare l’ingegno, hanno avuto, sotto il governatorato Menichella, la soddisfazione dell’Oscar per la migliore valuta al mondo.

Oggi se ci fosse ancora la Lira L’Italia avrebbe sicuramente un altro “oscar”, ma per la peggiore valuta, così come lo sta meritando per la peggiore economia della UE.

Tanto si è detto sul primo merito e tanto si dice e si discute sul secondo demerito.

Ma per comprendere i perché del primo e del secondo, più che analizzare i macro fenomeni che, comunque, per comodità vengono tutti riprodotti in appendice, le pur lodevoli intuizioni dei Padri Costituenti della Repubblica e dell’economia di allora e dei figli scialacquoni e sciuponi della Repubblica ed economia di oggi, è utile prospettare una particolare lettura dell’indole “Italica” com’era e come è stata scientificamente trasformata con un processo involutivo che continua in accelerazione.

Gli Italiani, popolo pensatore e laborioso, uscivano fuori dal ventennio fascista con un fortissimo allenamento al sacrificio ed alla sopportazione ma con esiti di benessere quasi inesistenti; guardando però ai Salvatori della libertà (d’oltreoceano) hanno puntato l’attenzione per riscattare le miserie e rincorrere i sogni associati al benessere.

Le massicce migrazioni oltre oceano sia verso il Nord che verso il Sud America confermano tale lettura.

Ma l’attrazione del Nord del mondo ha attirato flussi anche dal Sud Italia verso il Nord del Paese e da tutto il Paese verso il Nord Europa.

Ed è così che tra la ricchezza prodotta all’estero e rimessa in Italia e quella prodotta con giornate lavorative interminabili, il PIL del dopoguerra sembrava un cavallo di razza al continuo galoppo. Tra il 1950 ed il 1960 la produzione di ricchezza lorda del Paese si è più che raddoppiata mentre dal 1950 al 1970 si è addirittura sestuplicata. La prima Tabella in appendice fornisce tutti i dati del PIL nominale dal 1861 al 2017.

Il processo di alfabetizzazione si è intanto messo in moto e la ricchezza prodotta sempre più abbondante ha permesso di dotare il Paese delle prime ed indispensabili infrastrutture che venivano realizzate a tempi da record. 

Il risparmio cresceva e la sua ventilazione verso l’economia in espansione veniva facilitata da un sistema creditizio micropresente e con Banchieri quasi ad personam anche dei più piccoli imprenditori. La Vigilanza Bancaria nazionale fino al Governatorato Carli ha sempre accresciuto la sua reputazione supplendo, molto spesso, con elegante ed invisibile discrezione, dagli ultimi anni del suo governatorato, e poi con Baffi e solo in parte con Ciampi, alle infauste azioni della politica, ma senza mai invaderne il campo d’azione e di programmazione.

E qui occorre comprendere bene come quest’ultima dal dopoguerra in poi abbia gradatamente modificato il DNA della psicologia collettiva degli Italiani. 

L’inutile incolpazione dei Governi e maggioranze Parlamentari che via via li hanno sostenuti e li sostengono non aiuta a porre in atto la terapia disintossicante del DNA contraffatto della popolazione Italiana, ovvero di quella popolazione particolarmente attiva e connessa con “la sola pancia” ai leader di turno senza avvedersi minimamente se tali sono per Meriti e capacità oppure solo per aver saputo e potuto, da nullafacenti, invadere il sistema mas mediatico e più di recente la Rete Web le piazze ed i teatri. 

Infatti, dal 1994 in poi le masse rappresentative meno della metà della collettività nazionale hanno costantemente abboccato agli “ami” di turno ingoiandosi le esche più assurde che via via si sono rivelate indigeste se non avvelenate: dalle mirabolanti riduzioni fiscali, ai ponti di collegamento delle Isole Italiane alla terraferma con trafori padanici evitanti lo scavalcamento delle Alpi e via dicendo. Ma ancor più assurdo ed incomprendibile è che le stesse masse oggi vorrebbero chiudere anche i trafori secolari cha pure hanno connesso il Paese al Nord Europa.

Sino al 1980 il Rapporto Debito PIL Italiano era appena il 56,86% . Alla caduta della c. d. prima Repubblica nel 1992 si era quasi raddoppiato attestandosi al 105,2%. Ed i “Cavalieri” bianchi e neri salvatori della Patria nei soli 3 anni successivi hanno spinto questo vitale rapporto al 121,55%. Ma la droga e modifica consolidata del DNA funzionavano a meraviglia, anzi con progressiva accelerazione visto che più “grosse” e “stupide” erano le promesse e più velocemente facevano leva sulle masse consenzienti, il tutto alimentato dalla gestione mediatica coordinata tra le emittenze Pubbliche e quelle private di massa.

Ci son voluti ben 12 anni successivi per riportare il rapporto Debito PIL sotto il 100% (99,7% nel 2007) e ciò grazie soprattutto alla continua vigilanza e continuo pressing dei Partner UE e avvio operativo della BCE.

L’esplosione incontrollata del Debito rispetto al PIL è stata innescata e alimentata non tanto per arricchire e ammodernare il Paese di infrastrutture e investimenti fissi necessari per affrontare il nuovo millennio in arrivo, ma quasi esclusivamente per ammiccarsi la simpatia degli elettori comprandone letteralmente i consensi ed esaltandone la stupidità.

Le masse ondivagamente convergenti a fornire i consensi necessari per amministrare il Paese non si sono mai avveduti, e men che meno nell’epoca in cui questi pensieri vengono scritti, che la ricchezza prodotta (PIL) veniva via via destinata con quote crescenti a spese improduttive a discapito di quelle produttive: gli Investimenti Pubblici dal 1990 al 2017 sono scesi dal 3% circa al 2% rispetto al PIL quando, invece, avrebbero dovuto aumentare. E ancor più devastante che la quota di PIL sottratta da flussi di spesa improduttiva quale le pensioni e assistenza sociale è passata dal 15% circa del 1990 al 20% del 2018. Incredibile come nel 2018 il sistema pensionistico si faccia ancora carico di oltre 400.000 prestazioni iniziate a favore di baby pensionati che da metà anni ’70 in poi potevano lasciare il lavoro dopo appena 15 anni 6 mesi e 1 giorno di impiego Pubblico. Il primo vero e proprio voto di scambio a scapito delle future generazioni, che oggi sono attuali e malandate con un peso insostenibile di socialità improduttiva.

Tutte illusioni e favole ben confezionate, ben irrorate e ben veicolate nelle vuote teste consumatori di televisioni e programmi massimalisti infarciti di spot e induzioni subliminali ad eleggere l’Emittente quale Dio Salvatore.

Ma gli Spot dopo il primo decennio del nuovo millennio si sono trasferiti, anzi si sono aggiunti, via via nelle piazze e nella rete Web con comica populista veicolazione sino a far credere che con una ricchezza annualmente prodotta pari al 30% in meno di quella necessaria per pareggiare i debiti si potessero regalare REDDITI fasulli e reinnescare il Boom dei Baby pensionati.

Purtroppo, le masse meno operose o inoperose, sempre inferiori al 50% della popolazione Italiana, ci credono e legittimano al potere gli IGNORANTI ed i professionisti dello scambismo VOTO-Reddito senza lavoro. 

All’ombra di tutti e di tutto, si è rivelato più facile che mai per le lobby ed i c. d. poteri forti occupare, condizionare o ostacolare sia la funzione legislativa che, aimè, quella giudiziaria, quando volta a far rispettare la legge contro i soprusi ed abusi a danno delle masse e delle stesse masse attrici principali dello scambismo.

Per dirla con il Compianto esimio Economista Carlo M. Cipolla: il trionfo della stupidità collettiva, qualificando tali coloro che quando agiscono procurano danni a se stessi ed agli altri.

La cura? il rimedio?

Prima di illudere la collettività seria, operosa e attenta occorre armarsi di pazienza che qualsiasi azione richiede tempi lunghi e deve mirare a riedificare il DNA Italico: dalla convivenza fondata sui conflitti alla convivenza Costituzionalmente orientata e fondata sui virtuosismi incentivandoli e favorendoli in ogni strato sociale con severe punizioni e sanzioni agli operatori conflittuali.

Il conflitto è il peggior suggeritore delle scelte individuali e collettive. Esso si base e si è sempre fondato sul “tornaconto”, sulla contrapposizione di tornaconti ma senza alcun bilanciamento.

E l’invasione batterica diffusa della società civile italiana, che si sta, purtroppo, evolvendo in metastasi incurabile, è aggravata dal continuo sbilanciamento dei tornaconti che sempre più spesso per il promittente si appalesa reale e concreto e per il ricevente meno che chimere. Salvo poi sul lungo periodo determinarsi danni e disastri economico sociali a scapito delle classi sbilanciate, ovvero quelle adescate e che stupidamente alimentano e legittimano la governabilità degli adescatori.

I migliori artisti e la migliore cinematografia italiana hanno messo in luce ed esaltato tale sconveniente italianità: da Totò, a Sordi, da Manfredi a Montesano, da Verdone a Boldi con l’accelerazione più attuale di Ficarra, Picone e, soprattutto, Zalone e con l’evidenza di una sola vittima antisistema: Villaggio con il Suo Fantozzi.

Quando l’Arte erige a sistema dell’Arte un modello comportamentale come quello che si sta ponendo in luce, il male che se ne sta descrivendo è quasi irreversibile.

E quando chiunque, dall’individuo ad una collettività nazionale intera sta male ed il malessere aumenta è, facile anche per i ciarlatani farsi scambiare per scienziati della medicina.

E’ quando sta vivendo la società Italiana che per la quarta volta in un secolo abbocca e si lascia ammaliare da ciarlatani di turno: Il Fascismo; il Centro Sinistra; il Berlusconismo; il Populismo variamente targato. Nessuno ha voluto o saputo soprattutto in questa c. d. “seconda Repubblica” diagnosticare il vero male,, così come descritto, annidato nel DNA Italico.

Senza intervenire su detto DNA nessuna terapia di politica economica e creditizia convenzionale o straordinaria potrà mai funzionare. L’esempio più recente è il fallimento, ma solo per l’Italia, del Quantitative Easing della BCE. Durante tutta l’azione acquisitiva di Titoli pubblici italiani da parte della BCE, stranamente il noto Spread è aumentato pericolosamente. Il motivo? Non è la quantità di debito rispetto al PIL che preoccupa gli investitori ma la progressiva caduta di reputazione del Paese e di chi lo governa e lo sta governando con accelerato discredito.

La drammatica constatazione degli Osservatori attenti e degli Italiani che hanno abbandonato il Paese, e lo stanno via via abbandonando (ogni anno lascia il Paese più di quanti ne nascono e son tutti “cervelli”, non braccia improduttive), è che gli altri cittadini persistenti e accaniti sognatori dell’impossibile scambiano le illusorie parodie artistiche diffuse dai grandi Artisti citati e molti altri meno noti, con modelli comportamentali imitabili.

I pochi e minori Artisti e uomini di scienza e di alta e nobile politica non hanno mai fatto breccia nell’opinione pubblica e, quindi, nella edificazione del sano DNA Italico, fondamentalmente perché ignorati o poco considerati da tutti i sistemi di comunicazione di massa. Sconvenienti per il business che anima i gestori di questa comunicazione.

Due storici esempi per tutti: L’arte di Celentano, da fine anni ‘50 in poi, apprezzatissimo come tale ma non è stato mai capace di contaminare le masse, perché la sua arte ed i suoi messaggi applicativamente scomodi; la iniziativa cultural associativa d’élite tentata da un luminare della Pedagogia moderna come il Prof. Luciano Corradini che nel 1993 costituiva, e personalmente praticava con tangibile esempio, la Associazione per la Riduzione del Debito Pubblico (ARDeP), tutt’ora opacamente attiva, non ha mai avuto attenzione mediatica e tan meno Istituzionale benché da un quarto di secolo ed oltre si sia sforzato di anticipare la rovina ed il disastro che i Governi stavano preparando per le future generazioni. Il Quarto di secolo è trascorso, la futura generazione è divenuta attuale e tutti i sogni impossibili e prospettive rosee diffuse allora e che tutt’ora vengono propinate si sono appalesate tristissime realtà per i venticinquenni e trentenni che all’epoca non erano nati o erano in fasce.

Alle orecchie ed alle “pance” dei loro genitori, dei loro nonni e dei loro educatori, tali avvertimenti suonavano e suonano come inaccettabili diagnosi e odiosi sacrifici da evitare ed ostacolare a beneficio del “tutto subito” ed “ora”.

Non solo l’esistenza individuale ma soprattutto quella collettiva si edifica, si fortifica e si preserva con lungimiranti sacrifici e prioritaria destinazione delle risorse prodotte ad infrastrutturare le basi produttive ed incrementative di produttività per il divenire, che economicamente è sempre atteso con progressi e crescenti competizioni.

In tale ottica e certezza prospettica bene hanno fatto i Padri della Repubblica ad affratellare l’Italia con gli altri Paesi Europei con DNA più solidi e meno fatiscenti e nell’Ultimo ventennio, pur con qualche fatica e forza propulsiva di pochi, ad amalgamare l’Italia nella Moneta Unica dell’Unione. Oggi, senza la Unione Europea e senza la Moneta Unica, la debolezza e precarietà costitutiva e vegetativa del DNA Italico ne avrebbe già dissolto il corpo economico sociale con esiti irreversibili al pari dei Paesi del sottosviluppo.

All’interno dell’Unione, è triste constatare come la connaturata conflittualità che lega il sistema Italia stia attingendo ormai linfa di sopravvivenza dall’Abitat Unione e forse i Partner, giustamente, si sono irrigiditi e impongono il rispetto delle regole. 

Nel corpo economico-sociale della UE, unitariamente inteso e visto, per fortuna, prevalgono gli elementi di rigetto dei virus e batteri conflittuali diffusi, ovvero oltre il fisiologico convivere, per cui se da un lato ciascuno tende a massimare le convenienze ed i profitti, dall’altro lato questi sono oggetto di naturale protezioni e tutele delle convenienze Nazionali che possono, e sempre convergono nella convenienza Comune dell’Unione la cui fortificazione rende più solide e sicure le singole aggregazioni sociali e singole Economie. Ad una condizione però, che ogni singola economia regga il passo con la competitività e produttività delle altre e del sistema in continua evoluzione.

Nel ventennio di vita dell’Euro, l’Italia è riuscita a conquistare l’ultimo posto per sviluppo economico, per rapporto Debito PIL , Grecia a parte, e soprattutto per produttività del sistema economico nazionale.

In economia la produttività si può sintetizzare come la capacità produttiva di un singolo o di un sistema nell’unità di tempo lavorativo. 

Se un singolo lavora 8 ore al giorno e produce 100 (che siano pezzi di unità fisiche o espressione di valore, poco importa) e dopo 20 anni con le stesse 8 ore ne produce 98, se vorrà essere competitivo rispetto ad altri o abbassa i prezzi di vendita di ciò che produce oppure aumenta il numero di ore lavoro per ogni giorno. Se poi con la stessa quantità di lavoro si vogliono sostenere più persone a carico, magari aumentando il tenore di vita, l’unica alternativa è il progressivo indebitamento. E’ quanto nel suo insieme è in atto da tempo nella “Famiglia Italia”.

Siccome l’Economia è espressa in un mercato aperto e concorrenziale a livello globale, ed in particolare in ambito UE, dove non è più possibile erigere protezionismi con dazi e svalutazioni di moneta, è facilmente comprensibile che se altri concorrenti, riducendo al minimo i conflitti, utilizzando al meglio le innovazioni della tecnologia, sviluppando e ammodernando le infrastrutture, privilegiando la meritocrazia, sfoltendo continuamente la burocrazia ed alimentando altri virtuosismi, riescono ad esprimere maggiore produttività incrementando l’autput di prodotto, senza aumentare, anzi diminuendo, il quantitativo di ore lavoro nell’unità di tempo, rispetto al precedente ventennio da 100 a 110, è evidente a chiunque che possono permettersi o di lavorare meno ore, o di aumentare il tenore di vita oppure di destinare più risorse alla previdenza, assistenza e continuo ammodernamento delle infrastrutture fisiche e burocratiche sicchè da avere sempre le basi per miglioramenti di produttività.

Tra tutte le variabili citate la più importante ed il motore scatenante di tutte le altre sono i conflitti. 

Sradicare gradatamente ma con persistenza tale male oscuro significa riorganizzare non solo la politica ma tutto il sistema di comunicazione e sistema educativo e formativo scolastico e civile in generale, volto alla formazione dell’individuo e delle generazioni. Il tutto preordinato a valutare sempre e prioritariamente l’impatto sociale e pubblicamente rilevante di ogni singola scelta individuale, a partire dalle scelte più banali e di assoluta routine sino alle scelte più complesse e che richiedono attentissime valutazioni.

Ritornando a Carlo M. Cipolla: il pubblico (Scuola, comunicazioni di Stato e sistemi educativi privati) deve insegnare a operare sempre scelte intelligenti definite come quelle che arrecano benefici a se stessi ed agli altri.

Il Sistema economico sociale, ovviamente, può gestire e arginare chi delinque ma in termini macroeconomici non sono i peggiori, ovvero non sono peggiori degli Stupiti e deficienti, perché le scelte del delinquente avvantaggia se stesso a scapito degli altri e la Giustizia è funzionale alla sua arginazione. Ma nessuna Giustizia può arginare gli Stupidi.

E dal Centro Sinistra in poi gli Italiani sono stati spinti ad essere geneticamente Stupidi, almeno quelli che hanno legittimato chi ha governato il Paese dopo il BOOM Menichelliano e per tutta la fase dello Sboom pre e post Berlusconiano.

Chi ha compreso e si è accorto singolarmente che tale infezione sociale non può essere combattuta si è arreso e si è autoescluso offrendosi a supporto e sostegno di altre realtà Socio economiche intelligentemente governate e che, pur colpiti dalla crisi post Lehman Brothers e dei mutui Sub prime del 2008, ha saputo reagire e rimpiazzare la ricchezza distrutta. 

L’Italia è ancora indietro rispetto a quello scivolone e in un decennio non ha nemmeno posto le basi per riuscirvi, come evidenziano i dati e grafici in appendice, ma continua a subire emorragie di capitale umano ingoiando umani in cerca di capitale e ricchezza.

Eppure si è convinti che il Padre della storia dell’umanità colta, civilizzata e industrializzata quale è, appunto l’Italia, nel suo corpo civile e democratico abbia ancora qualche riserva per uno scatto d’orgoglio e di reni volti a sostituire i corrotti, i corruttibili, i bulli, i comici e gli stupidi alla guida del Paese, con Saggi e lungimiranti intelligenti che sono consapevoli dell’impossibilità di miracoli a breve termine ed altrettanto consapevoli di rianimazione a lungo termine. 

La maggioranza democratica necessaria già esiste e gli intelligenti e capaci anche: Il 40% dei non votanti e le eccellenze sognatrici che hanno abbandonato il Paese pronti a farvi ritorno in presenza di condizioni che favoriscano e premino la democratica competizione senza alcun ostacolo conflittuale.

È bene però, allo stato attuale prendere coscienza che non vi sono risorse che possano essere sprecate per vendere pindarici voli di sviluppo che non si fondino sul sacrificio, sulle rinunce all’immediato in cambio di un miglioramento futuro e sul quotidiano fare per il recupero reputazionale nel contesto Europeo e mondiale per ciò che si richiede ad un Paese c. d. sviluppato e non in via di sviluppo.

In altre parole, ciò deve tradursi in coesione sociale e coesione generazionale rinunciando all’oggi a beneficio del domani e forse un domani che richiederà anche intere generazioni temporali. 

In un decennio, grazie a millenni di evoluzione del DNA Italico, si era riusciti a costruire una economia da Oscar, ma poi si è riusciti a modificare quasi irreversibilmente il DNA in meno di mezzo secolo e per poter sperare di riedificare un’economia accettabile, si deve prendere consapevolezza di dover fare e dare il massimo della Italianità affinché in pochi decenni si ritorni al DNA di un popolo che lavora, produce, si sacrifica in funzione del futuro, disposto a rinunce di benefici immediati. Da quando tali consapevolezze si ergeranno a coscienza collettiva, forse con meno di mezzo secolo, grazie alla comunicazione in tempo reale che oggi caratterizza la convivenza civile e socio economica, gli Italiani potrebbero riappropriarsi del DNA preordinato ad un new deal per un nuovo oscar dell’economia e, comunque, rivedere la tripla A nella sua pagella Paese e con una reputazione accogliente e non escludente.

Dopo aver scritto queste note, un giovanissimo allievo di pensiero e di professione, dal quale fortunatamente comincio ad imparare, mi ha trasmesso lo stralcio di pensiero di un filosofo svizzero di un secolo e mezzo fa che riassume, incredibilmente, tutto quanto sopra espresso con pochissime righe e che riproduco integralmente.

Il 12 Giugno 1871 il Filosofo Svizzero Henri Frédéric Amiel scriveva: “Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell’Uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi.

Il diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento. L’adorazione delle apparenze si paga.”

La meteora pentastellata è la rappresentazione grafica, geografica e simbolica del presente intervento.

Ortona, fine febbraio 2019