Quasi 150 miliardi di euro. È il dato dell’indebitamento netto nel 2023 delle amministrazioni pubbliche rilevato nel Documento di Economia e Finanza (DEF) recentemente varato dal Governo italiano. In particolare la cifra è dovuta alla somma del disavanzo primario (71 miliardi) e degli interessi sul debito (79 miliardi). Detto in un altro modo, è la differenza tra il totale delle spese (1’146 miliardi) e il totale delle entrate (996 miliardi).
Si tratta di una cifra enorme, che rappresenta oltre il quintuplo dell’ultima manovra finanziaria (circa 28 miliardi di euro) e il 7,2% del Prodotto Interno Lordo (PIL). La spesa per interessi è il 3,8% del PIL e questa percentuale è prevista in aumento nei prossimi quattro anni, fino a raggiungere il 4,4% nel 2027.
Di conseguenza anche il rapporto tra debito e PIL è previsto in aumento: dal 137,3% del 2023 al 139,6% del 2027. Non solo: il 139,6% è considerato il dato minimo. A causa del rischio sui tassi di cambio si potrebbe arrivare nel 2027 al 143% e considerando i rischi finanziari al 145,1%.
Dato che il 2027 segna il limite “normale” dell’attuale legislatura, chi allora verrà scelto per governare il Paese troverà una situazione finanziaria peggiore. Alla faccia di chi sostiene che bisognerebbe lasciare ai posteri una situazione migliore di quella che si è trovata.
È interessante anche il dato del debito della pubblica amministrazione, che è formato sostanzialmente da due voci: il debito centrale e quello locale. Nel 2023 il debito statale ha raggiunto 2’798 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è stato di 112 miliardi, cioè meno del 4% del totale. In prospettiva il divario si accentuerà: nel 2027 il debito centrale salirà a 3.248 miliardi, mentre quello locale scenderà a 104 miliardi.
Una nota positiva si può trovare nei dati relativi al contrasto all’evasione fiscale, poiché nel 2023 è stato raggiunto il valore più elevato degli ultimi anni in termini di recupero di gettito. L’Agenzia delle entrate ha infatti riscosso complessivamente 24,7 miliardi di euro.
Il dato è coerente con la diminuzione del “tax gap”, ossia la differenza tra quanto si stima che si sarebbe dovuto versare e quanto effettivamente è stato versato, che nel 2021 aveva raggiunto il livello più basso da decenni con 83,65 miliardi di euro. I passi avanti nel contrasto a chi non versa il dovuto al fisco sono evidenti, ma resta ancora molto da fare, visto che le cifre recuperate rappresentano meno del 30% di quanto evaso.
Ultima annotazione: nella premessa al DEF Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanze, scrive: “Le azioni del Governo saranno rivolte a migliorare non solo i saldi di competenza, ma anche quelli di cassa, abbassando così il profilo del rapporto debito/PIL già nel breve periodo”. Visti i dati contenuti nel DEF viene il dubbio che il ministro non l’abbia letto con la dovuta attenzione.