La Commissione Europea ha approvato il 23 maggio scorso la Raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2022 dell’Italia1), corredata della Relazione2) che descrive lo stato dell’economia e dell’occupazione, i progressi del piano per la ripresa e la resilienza e definisce le priorità che l’Italia dovrà affrontare nell’immediato futuro.
Tra queste ultime rientrano l’adeguamento delle politiche fiscali a cui viene dedicata nella Relazione una parte importante. L’obiettivo è la riduzione del carico fiscale che grava sul lavoro, “in particolare per le persone con salari più bassi, al fine di avvantaggiare i lavoratori a basso reddito affrontando così in parte le disuguaglianze attuali e contribuendo al conseguimento degli obiettivi principali dell’UE in materia di occupazione, competenze e riduzione della povertà per il 2030”.
La Commissione giudica il sistema fiscale italiano, così come modificato con la miniriforma dell’IRPEF avvenuta a fine 2021, ancora suscettibile di miglioramento in quanto esso “potrebbe essere maggiormente orientato alla crescita”. Anche a seguito di tali riforme il cuneo fiscale sul lavoro, è rimasto infatti elevato rispetto ad altri stati membri dell’UE e il profilo delle aliquote d’imposta marginali effettive sul reddito delle persone fisiche, resta caratterizzato da una forte discontinuità.
Nella Relazione si richiama la necessità di utilizzare altre fonti di entrata meno penalizzanti per la crescita come quelle derivanti dall’aggiornamento dei valori catastali degli immobili, la cui base imponibile è obsoleta e dall’utilizzo di concessioni pubbliche, quali le spiagge, in quanto quest’ultime sono state automaticamente rinnovate per lunghi periodi e a valori di gran lunga inferiori a quelli di mercato.
Le modifiche introdotte a febbraio del 2022 dal Governo al progetto di legge annuale sulla concorrenza, prevedono concorsi aperti per le concessioni solo a partire dal 2024. La Commissione ritiene quindi che esistano margini per ulteriori riduzioni degli oneri fiscali sul lavoro, senza la necessità di aggravare la situazione di bilancio del Paese.
Altro rilievo riguarda le entrate derivanti dalle imposte ambientali: in Italia sono superiori alla media UE a causa delle imposte sull’energia, ma la loro struttura, a giudizio della Commissione, non promuove sufficientemente la transizione verso tecnologie più pulite per effetto dell’ampio ricorso a sovvenzioni dannose per l’ambiente. Viene ripreso anche il tema delle agevolazioni fiscali: troppo numerose e in costante aumento accrescono la complessità e l’inefficienza del sistema fiscale. Nella sostanza il nostro è stato definito dal Consiglio della Commissione Europea un sistema con debolezze di lunga data, in grado di ostacolare l’efficienza economica e la ripresa del Paese.
I temi sopra richiamati sono tutti contenuti nel disegno di legge delega di riforma fiscale presentato dal Governo a ottobre del 2021, e rappresentano i principi cardine per una riforma generale del sistema fiscale, che a seguito della sua approvazione da parte del Parlamento dovrà prendere concretamente forma entro 18 mesi con l’adozione dei decreti attuativi.
Ma i tempi per la conclusione del suo iter parlamentare restano lunghi e incerti a causa degli scontri politici avvenuti all’interno della maggioranza di Governo che hanno bloccato la riforma per un paio di mesi. A soli tre giorni dalla pubblicazione della Raccomandazione della Commissione, sembra essere stato raggiunto un accordo, (il 26 maggio) rispetto al quale non tutte le forze politiche hanno espresso piena condivisione.
Il testo – da definire – potrebbe essere sottoposto all’esame della Camera a partire dal prossimo 14 giugno, dopo la ripresa dell’iter in Commissione Finanze dove il nuovo accordo dovrebbe essere votato come emendamento al disegno di legge delega. Nella migliore delle ipotesi quest’ultima potrebbe essere approvata in via definitiva dalle Camere entro la fine di luglio, data da cui decorreranno i 18 mesi per l’emanazione dei decreti attuativi.
Dalle prime indiscrezioni sul contenuto dell’accordo sembra che le modifiche apportate non vadano tutte nella direzione auspicata dalla Commissione Europea: di disuguaglianze non se ne parla e nemmeno di più progressività. Sul catasto la modifica appare di facciata: viene eliminato il riferimento al valore patrimoniale e a quello di mercato per poi essere reintrodotto indirettamente con l’indicazione, per ogni unità immobiliare di una ulteriore rendita suscettibile di aggiornamento periodico secondo i criteri previsti dal PDR 138/1998.
Il maggior gettito derivante dall’emersione degli immobili “fantasma” sarà destinato ad abbattere le aliquote IMU, prioritariamente dei Comuni nei quali si trovano tali immobili. Si conferma la flat tax, cedolari secche e aliquote agevolate e scompare la “tendenziale evoluzione del sistema verso un modello compiutamente duale” con buona pace dello stesso riordino del sistema: molte rendite continueranno ad essere tassate meno dei redditi da lavoro e da pensione che resteranno i più penalizzati. Punto di merito: l’inserimento della lotta all’evasione e all’elusione fiscali anche attraverso soluzioni di intelligenza artificiale tra i decreti attuativi della legge delega.
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1) COUNCIL RECOMMENDATION on the 2022 National Reform Programme of Italy and delivering a Council opinion on the 2022 Stability Programme of Italy.
2) 2022 Country Report – Italy Accompanying the document Recommendation for a COUNCIL RECOMMENDATION.
Fonte: https://www.laportadivetro.org/catasto-riforma-di-facciata/