Il fatto che tutte le variegate forze politiche che sostengono il governo di Mario Draghi siano state concordi sulla proposta di distribuzione dei “risparmi” fiscali provenienti dalla rimodulazione degli scaglioni e delle aliquote dell’IRPEF (8 miliardi previsti nella Legge di Bilancio 2022) non è di per sé la migliore garanzia di un provvedimento di equità fiscale. Anzi.
Il risultato che emerge da una simulazione dei nuovi costi fiscali sulle diverse fasce di reddito è la prova che “lor signori”, come avrebbe scritto il compianto Fortebraccio, al secolo Mario Melloni, i conti li hanno saputi fare molto bene, ma a favore di chi non è stato esplicitamente spiegato. I numeri, infatti, raccontano una storia “lievemente” diversa da quella che si sono intestati tutti i partiti. E raccontano che le tasse non saranno ridotte a chi più ne ha bisogno, come sarebbe lecito pensare, ma a quelle fasce di contribuenti che si collocano molto al di sopra di quello che è il reddito medio dei lavoratori italiani, ovvero 26’000 euro.
I suoi percettori – nella fascia tra 15 e 26 mila euro di reddito sono oltre 12 milioni – trarranno un beneficio di 220 € all’anno, che comprende anche il bonus di 100 € erogato nel 2021, quindi il risparmio netto fiscale è di 120 € annui, che si traduce in 12 Euro mensili. Tuttavia questi contribuenti avranno il conforto di sapere che non saranno gli ultimi della serie a beneficiare di questo sgravio, perché tutti i redditi che non superano i 15’000 € non trarranno nemmeno quel minimo beneficio. E sono più di 8 milioni di lavoratori e pensionati, cioè oltre il 13 per cento della popolazione.
Ma non basta ancora: l’effetto più incredibile della manovra, che sembra allontanarsi (inspiegabilmente) dallo spirito di una riforma fiscale equilibrata ed equa di cui il nostro Paese necessita, a prescindere dai diktat europei, è che a trarre il maggiore beneficio non saranno i redditi medi, ma quelli a partire da 75’000 Euro annui fino all’infinito, fino al mondo dei milionari.
Le forze sociali – sindacati e imprese – si dichiarano scontenti e lamentano di non essere stati interpellati o meglio consultati. A differenza di tutti i partiti dell’intero arco costituzionale – come si sarebbe detto ai tempi di “lor signori” – che hanno evidenziato la soddisfazione di avere visto accolte tutte le loro proposte. Non rimane che ringraziarli per la chiarezza con cui si sono espressi, da destra e sinistra. Per una volta, il latinismo cui prodest?, a chi giova?, non ha bisogno del punto interrogativo. A milioni di italiani, e sono tanti, a coloro che guarderanno da lontano gli sgravi fiscali, è tutto sufficientemente chiaro.