Il PNRR di Draghi è sui binari, ora si aspetta la locomotiva …

Il presidente del Consiglio Mario Draghi stringe i tempi e le fila sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR): i principali ministri coinvolti, i capi delegazione dei partiti e la Conferenza Unificata hanno preso visione del documento da presentare entro fine mese a Bruxelles, mentre oggi il Piano dovrebbe ricevere il varo definitivo in Consiglio dei Ministri per l’invio alle Camere la prossima settimana. Intanto le risorse inizialmente previste a favore dell’Italia sono state ridotte, secondo quanto comunicato da Daniele Franco alle Commissioni Unite Bilancio Finanze e Politiche UE di Camera e Senato, a 191,5 miliardi (anziché a 209) a seguito del ricalcolo, effettuato da Bruxelles, del riparto dei 750 miliardi sulla base del reddito nazionale lordo dei singoli Paesi, reddito che in Italia nel 2020 è diminuito più della media degli altri paesi europei.

Con l’integrazione di ulteriori 30 miliardi di risorse nazionali – alimentate con ulteriore deficit – il piano ammonterà a complessivi 221,5 miliardi di Euro che si andranno a distribuire nelle sei missioni inizialmente previste di cui la parte del leone la farà la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” con 57 miliardi, di cui oltre 34 di nuovi progetti. La governance del Piano sarà affidata alle strutture operative di Ministeri ed Enti territoriali coinvolti dall’attuazione dei progetti, che risponderanno direttamente, in termini di responsabilità, delle realizzazione degli investimenti e delle riforme entro i tempi previsti.

Sta prendendo dunque il via la “macchina da guerra” (non ancora “gioiosa” secondo un vecchio conio di qualche decennio fa) che dovrà cambiare, in un contesto di emergenza come quello che stiamo vivendo, non solo l’Europa ma anche il nostro Paese, verso una maggior prosperità e sostenibilità e con una pubblica amministrazione più efficiente. Il 70% delle risorse dovrà essere speso entro il 2022. Almeno 134 miliardi per cominciare a ridurre le evidenti disparità territoriali e sociali esistenti, con enormi implicazioni sul nostro sistema produttivo. Le restanti risorse dovranno essere spese entro il 2026. Una scommessa da non perdere che, secondo quanto annunciato dal Presidente Draghi nella conferenza stampa del 16 aprile scorso, sarà basata, oltre che sulla riapertura delle attività economiche sospese a causa della pandemia, su due pilastri della politica di Governo: il Documento di Economia e Finanza e il deficit aggiuntivo di 40 miliardi.

Se questo deficit sarà utilizzato bene, e il discorso vale sia per il PNRR, sia per il fondo di accompagnamento formato da risorse nazionali (che include il finanziamento di tutti quegli investimenti e quei progetti che secondo le linee guida della Commissione europea non sarebbero potuti stare nel PNRR) sia per le riforme, la scommessa potrà essere vinta attraverso un graduale processo di uscita dal debito dell’Italia attraverso la crescita e lo sviluppo. Ci auguriamo tutti che le previsioni ottimistiche del Presidente Draghi si avverino, perché la posta in gioco è veramente molto alta.

Fonte: https://www.laportadivetro.org/il-pnrr-di-draghi-e-sui-binari-ora-si-aspetta-la-locomotiva/