I cattolici e l’evasione fiscale

L’evasione fiscale periodicamente torna sotto i riflettori, viene dibattuta per qualche giorno, poi scompare per un anno.

L’evasione fiscale “è grave e indecente”, ha affermato il Presidente della Repubblica in un incontro con giovani studenti. Ma alla domanda di uno studente: “perché è difficile combatterla?” la sua risposta è stata di rito: “è un’esaltazione della chiusura in noi stessi di un individualismo esasperato”.

I riflettori si sono accesi, anche su una dichiarazione di Papa Francesco fatta agli imprenditori focolarini; che si scaglia contro l’evasione e l’elusione. Il Papa ricorda: “che la solidarietà viene negata dalla evasione ed elusione delle tasse, che, prima di essere atti illegali sono atti che negano la legge basilare della vita, il reciproco soccorso umano”.

Che la furbizia di non pagare le tasse fosse un “peccato”, la dottrina sociale della Chiesa l’ha ricordato più volte nel passato, ma è rimasto un appello inascoltato.

A guidare la classifica dei paesi, con la maggiore evasione in Europa, è l’Italia. Lo documenta una ricerca europea che stima in 190- 220 miliardi annui l’evasione di tasse: il doppio di quanto avviene in Inghilterra e in Francia e, se consideriamo la popolazione, il doppio anche rispetto alla Germania .

Sarebbe il momento che il mondo cattolico progressista, (forte di un appoggio anche nel capo della Chiesa) prendesse un’iniziativa forte contro l’evasione e l’elusione,

contro i furbetti che sfruttano i servizi della collettività: scuola, salute, welfare pagati dalle tasse dei cittadini onesti. I dati che seguono dicono chi sono i “furbetti dell’evasione” e quale rilevanza abbia l’evasione fiscale in Italia.

 

L’evasione in Italia

Per capire la gravità ricordiamoci queste cifre: tutto il sistema scolastico costa circa 70 miliardi di euro; il sistema sanitario costa circa 120 miliardi, quello pensionistico circa 170, miliardi.

Adesso con queste cifre a riferimento, vediamo “senza parole” alcuni dati sull’evasione/elusione:

  • l’evasione complessiva è stimata in Italia (secondo alcuni documenti) da 190 a 220 miliardi di euro/anno (dati ISTAT, DEF, commissione Giovannini, Commissione Europea).
  • nei primi mesi del 2019 l’evasione è cresciuta del 3,8% (pari a 18 miliardi sottratti al fisco), grazie anche ai provvedimenti del governo precedente (Salvini-Di Maio), sul lavoro autonomo e condono.
  • l’evasione rappresenta il 12% del PIL, prodotto interno lordo, con un tax gap del 23,2%, cioè su 100 euro di tasse, 23 euro sono evasi.
  • i lavoratori dipendenti e pensionati pagano allo stato 81% di tutte le tasse e contributi. L’evasione stimata tra i lavoratori dipendenti e pensionati è pari allo 7,4%.
  • l’evasione nei lavoratori autonomi e professionisti nel 2017 è stimata al 69,6% per ISTAT,e al 68,2 % per la commissione Giovannini, per un importo evaso di 46 miliardi (ISTAT) e 33 miliardi (Giovannini). 

I lavoratori autonomi sono 5,3 milioni su 23,4 milioni di occupati. Su un totale di 97 miliardi di IRPEF evasa, un terzo dell’evasione è dei lavoratori autonomi. Numerose sono le omissioni di dichiarazione dei redditi. Le categorie più coinvolte sono commercio all’ingrosso e al dettaglio, artigiani, ristorazione, trasporti, e professionisti. 

 

Cause dell’evasione

Viene da chiedersi, perché negli altri Stati europei non ci sia questo livello scandaloso d’evasione? La risposta è semplice! È quella che il Presidente della Repubblica non ha avuto il coraggio di dire allo studente:

  1. Leggi compiacenti agli evasori, con privilegi ingiustificati, buchi normativi, maglie larghe nelle interpretazioni, che consentono evasione ed elusione fiscale. L’elusione, altro non è, che un’evasione legalizzata, utilizzando i “silenzi e buchi “delle leggi. Basta avvalersi d’un bravo commercialista. L’auto-dichiarazione, priva di parametri per categoria, riconosciuta al lavoro autonomo, è certamente un privilegio.
  2. Scarsi o nulli i controlli, un’Agenzia delle Entrate sotto organico, voluta dai governi inefficiente per non inimicarsi bacini elettorali contesi da tutti i partiti. Soltanto 2000, sono stati i controlli sul lavoro autonomo, un numero insignificante.
    Per lavoratori dipendenti e pensionati i controlli sono generalizzati, affidati ad un computer che “incrocia” i dati ricevuti dai datori di lavoro o dall’INPS.
    Per il lavoro autonomo è inesistente il rischio di veder “incrociato” il proprio tenore di vita con il reddito dichiarato. Ancora più difficile è scovare coloro che pur avendo redditi non fanno alcuna dichiarazione.
  3. Certezza dell’impunità per i livelli di ricorso giudiziario e i ripetuti condoni.
    In caso di accertamento, l’evasore “professionista” può avvalersi dei vari livelli di ricorso giudiziario, i tempi lunghi, la certezza che prima o poi arriva un condono. Un condono o sanatoria che” lava tutto con quattro soldi”.

Confidava un dirigente locale dell’Ufficio Imposte: “ti viene assegnato d’ufficio un certo numero di indagini e controlli da fare: indaghiamo i casi meno problematici”.

 

Grandi settori d’evasione

Ma l’evasione non è solo quella del reddito autonomo e professionale, vi sono altri settori di evasione rilevanti e scandalose che necessitano d’interventi di contrasto.

Lavoro nero (evasione di sopravvivenza), stimata 34 miliardi, riguarda circa 2,9 milioni di lavoratori (incluso 850 mila lavoratori dipendenti con doppio lavoro). Nei documenti è definita da lavoro nero che io chiamerei evasione da sopravvivenza, dato che coinvolge gli ultimi della scala sociale.

Economia criminale, evasione stimata 78 miliardi; organizzazioni mafiose italiane e straniere, in forte aumento nelle regioni del nord d’Italia: gioco d’azzardo, droga, prostituzione. 

Società di capitali (escluso grandi imprese), evasione stimata 22 miliardi. Il 78% di società di capitale dichiarano redditi negativi o meno di 10.000 euro… Ci sono società a chiusura programmata, chiudono ogni cinque anni, non pagando tasse, fornitori, lavoratori; le cosiddette società di comodo o teste di legno. Uno “sport” molto diffuso,

Big company, evasione stimata 37 miliardi. Le grandi società: una su tre chiude in perdita e non paga alcuna tassa. Il 94% delle grandi imprese usano il ”transfer pricing”, cioè spostano costi, ricavi, fatturazione, in paesi di comodo, dove c’è minore imposizione e soprattutto non vi sono controlli fiscali.

 

Il drago cinese: l’evasione su import/export
Sovra-fatturazione e sotto-fatturazione: un’evasione esplosa con la globalizzazione, avviene attraverso l’import-export. Un aneddoto per rendere più semplice la comprensione.

Cina, Shanghai, con una delegazione Coop Nordest, visitiamo alcune fabbriche, una di queste è abbigliamento per bambini. I capi prodotti avevano già il prezzo di vendita in euro, (mediamente i prezzi oscillavano dai 15 ai 40 euro a capo). Chiedo al direttore il costo medio di fabbrica: “meno di 4 dollari al pezzo”, rispetto ai 15/40 del prezzo di vendita.

Sempre a Shanghai, un grande palazzo moderno, dove lavorano oltre mille persone, sede di una “Trade Company”, una società che mette in collegamento i compratori occidentali e i produttori cinesi. Il direttore: “voi ci portate il campione e entro due mesi avete il prototipo pronto ad entrare in produzione. Noi troviamo il produttore cinese, organizziamo il trasporto della merce in Italia, la fatturazione e i pagamenti. Diteci soltanto a quale prezzo i prodotti devono entrare alla dogana italiana e, dove volete che sia lasciato il valore aggiunto (la differenza tra il prezzo pagato al produttore cinese e il valore fatturato per la dogana). Volete Hong Kong, Monaco, Panama? Pensiamo noi ad organizzare il tutto! Una persona che parla italiano sarà sempre a vostra disposizione, incaricata a gestire i rapporti tra voi e l’impresa cinese”. Poi aggiunge: “Se volete ridurre le tasse sui profitti fatti in Italia vi possiamo aiutare anche per questo”.

Tutto organizzato: prodotto ed evasione “chiavi in mano”, incluso il paradiso fiscale. Un sistema semplice e vorrei dire “trasparente” al quale grandi e piccole imprese possono rivolgersi…

Nei paradisi fiscali sono stimati, ben 142 miliardi d’evasione fiscale italiana (dati UE).

Abbiamo dunque centinaia di miliardi d’evasione, evasione conosciuta allo Stato. Ma per cercare 25 miliardi per la finanziaria il governo s’è dovuto arrampicare sugli specchi e, per metà delle risorse le ha caricate nell’aumento del debito pubblico. 

Di fronte a questa realtà, come dice il Papa: “Bisogna allora puntare a cambiare le regole del gioco del sistema economico sociale, imitare il buon samaritano del Vangelo non è sufficiente … occorre agire, soprattutto prima che l’uomo si imbatta nei briganti”. 

 

Politica e solidarietà 

Cambiare le regole è compito della politica, i cattolici e laici progressisti, che credono nella solidarietà, possono e devono dare un loro contributo:

  • nel dire no ad una flat tax che è l’esatto opposto della solidarietà, perché “fare misure uguali fra diseguali non è fare giustizia, ma la più subdola delle ingiustizie”.
  • dire sì ad un’Europa più forte, a cui rivendicare norme che contrasto all’evasione internazionale. Ricorda Papa Francesco: “quando il capitalismo fa della ricerca del profitto l’unico scopo, rischia di diventare una struttura idolatrica, una forma di culto”.
  • lotta all’evasione che faccia leva sul contrasto d’interessi. Perché non dare la possibilità ai cittadini con un semplice SMS di poter segnalare al fisco l’evasione dei furbetti? Perché non “premiare” fiscalmente coloro che aiutano a portare alla luce del sole evasori ed evasione?
  • un’Agenzia delle entrate moderna dotata di tecnologie e risorse umane. Un’Agenzia che non si accontenti di avallare autocertificazioni clamorosamente false sia delle persone che delle imprese!
  • la galera agli evasori prevista dai provvedimenti del governo, può andar bene, ma se le procedure restano le stesse, è fumo negli occhi. Far finta di cambiare tutto per non cambiare nulla.
  • accertare i veri poveri dai poveri fiscali nei beneficiari della solidarietà; dalla scuola alla sanità, nell’assegnazione di case popolari e nell’accesso agli asili, ecc. troppi sono i falsi poveri che beneficiano di esenzione ticket e agevolazioni. Servizi che la collettività paga per loro. Poveri perché evasori. Poveri per il fisco, ma benestanti o ricchi per il tenore di vita. Anche su questo occorrono segnali di maggior rigore.

 

La lotta all’evasione non può essere fatta a colpi di comunicati stampa, o improvvisata sotto l’urgenza di una finanziaria da varare. Fatta seriamente va studiata: ogni tipologia richiede strumenti specifici, personale preparato, accordi internazionali.

Inoltre c’è evasione ed elusione, moralmente sono la stessa cosa, ma legalmente sono diverse. Ai cattolici e ai laici impegnati in politica e nel governo, portatori di valori di solidarietà, chiediamo un segno incisivo e forte contro l’evasione e l’elusione. Questo, a partire dalle evasioni più scandalose fatte (non dalla povera gente) ma da classi benestanti e dalle imprese.

 

Non credo che Papa Francesco assolverebbe un cattolico che si presentasse in confessionale a dire: “padre perdonatemi perché ho evaso”. Forse il perdono lo potrebbe trovare in un vescovo che in un corso di preparazione al matrimonio dichiarava ai giovani in procinto di sposarsi che: “la separazione vera è un peccato, ma se la separazione è per pagare meno tasse allora…”. Allora cosa? vorremmo chiedergli!