L’autore di questo post è Eraclito, pseudonimo che un “umile servitore dello Stato”, esperto di economia e finanza, soprattutto in ambito internazionale, ha scelto per scrivere con maggior libertà.
Gentile Professor Padoa-Schioppa,
Mi perdoni se Le scrivo questa lettera postuma solo ora ma vorrei tornare un attimo su quella frase che Lei disse ormai più di 10 anni fa: “Le tasse sono bellissime”. Già a suo tempo, quando Lei pronunciò questa frase, suscitò in me molta simpatia soprattutto perché fu crocifisso da tante persone che, al meglio, erano troppo ignoranti per capire il suo ragionamento o, al peggio, erano maliziosamente legate al potere di decidere come spendere le tasse del bilancio pubblico e non volevano spogliarsene o utilizzarlo per fini più nobili.
Un comunicatore molto ingenuo
Intanto, vorrei dirLe che in quell’occasione Lei fu un comunicatore ingenuo, molto ingenuo, ma solo perché – ahimé – era il ministro di un governo italiano; se fosse stato invece il ministro di un paese scandinavo, ad esempio, avrebbe avuto il plauso di tantissimi cittadini. In quei paesi, infatti, la pressione fiscale è pari se non più alta dell’Italia ma non credo che, secondo le statistiche, il tasso di evasione sia più alto in Svezia o in Norvegia piuttosto che in Italia, così come non credo che il cittadino medio scandinavo si lamenti di pagare troppe tasse, più di quanto non se ne lamenti il cittadino medio italiano, accecato da una classe politica che lo turlupina più spesso che mai con slogan efficaci dal punto di vista della comunicazione ma assolutamente vacui dal punto di vista della Scienza delle Finanze.
Il contratto sociale
A mio parere, la ragione della “acquiescenza” del cittadino medio scandinavo è semplice: in quei paesi le tasse raccolte dallo Stato sono usate per onorare al meglio il cosiddetto “contratto sociale”, ovvero quel patto che si instaura esplicitamente o implicitamente quando le persone decidono, liberamente o per circostanze inevitabili, di vivere in comunità tra loro.
Non appena ci si riunisce in comunità ci si accorge subito dell’esigenza e della convenienza di pagare le tasse. Infatti, basta poco ad accorgersi che:
- è improduttivo che ognuno installi un allarme nella propria casa; è molto meglio invece pagare delle tasse allo Stato che paga poliziotti e carabinieri per girare nelle strade allo scopo di prevenire il crimine;
- è impossibile per un individuo fronteggiare l’avanzata di un’armata straniera sul suolo patrio; è molto più praticabile ed efficace pagare delle tasse al fine di costituire un esercito nazionale che difenda i confini dello Stato in cui si vive;
- nessuno può costruirsi da solo un’autostrada per la propria macchina per andare da Capo Passero a Campione d’Italia; è molto più conveniente ed efficace pagare delle tasse per costruire un’opera come l’Autostrada del Sole (sperando che quest’ultima nel futuro sia davvero prolungata fino a Capo Passero unendo l’Italia da Nord a Sud);
- è inutile, oltre che ingiusto, che ciascuna madre assuma una baby-sitter o resti a casa per badare ai propri figli; è molto più giusto ed efficace che Comuni, Regioni e Stato finanzino asili nido dove i bambini possano divertirsi ed imparare mentre i genitori sono al lavoro;
- per ultimo ma non da ultimo, è stupido pagare cure mediche a tante persone che si ammalano di malattie anche gravi come il cancro; è molto più smart e giusto pagare quelle tasse (o addirittura risparmiarle facendo rispettare leggi incisive a protezione dell’ambiente) per evitare che tante fabbriche, in particolare quelle siderurgiche, producano inquinamento dannoso per la salute.
E potrei continuare così con tanti altri esempi, ma mi fermo.
Una classe politica “maliziosa”
Chi La ha denigrata era, come dicevo, “ignorante” perché non ha capito che il Suo ragionamento si fondava sulla necessità/convenienza di finanziare una serie di strumenti tipici del contratto sociale quali il controllo dell’ordine pubblico, la Difesa, la creazione di infrastrutture di rete, strumenti per incoraggiare e facilitare la partecipazione al mercato del lavoro o la salvaguardia dei beni pubblici, tra cui l’ambiente e la salute.
Oppure si trattava di individui appartenenti ad una classe politica “maliziosa” che in più di 70 anni di Repubblica Italiana non ha mai disdegnato di utilizzare il denaro versato dai contribuenti italiani per spese pubbliche volte a facilitare i propri interessi clientelari oppure magari per assistenza mal congegnata (si rammenti sempre l’adagio, quasi mai rispettato, che “non bisogna dare pesci all’affamato bensì una canna da pesca affinché se li procuri da solo”) al fine di guadagnare consenso nelle successive consultazioni elettorali.
Dunque, le tasse sono davvero bellissime?
Orbene, dopo tanti anni, ho trovato le parole per dare il giusto peso e riconoscimento al concetto che Lei espresse in maniera un po’ “maldestra” nel 2007, che vale sin da quando esistono comunità che si danno un’organizzazione statale e che varrà ancora fin quando tali comunità continueranno ad esistere. Anzi, se avessi avuto modo di farlo a suo tempo, le avrei suggerito di modificare il suo slogan in: “Le tasse sono bellissime” ma a patto che vengano spese al meglio per il bene pubblico.
Pertanto, concludo dicendo che sarei molto contento di pagare le tasse se servissero a finanziare:
- corsi di formazione professionale adeguati alle abilità richieste nella nostra era per inserire giovani disoccupati nel mercato del lavoro, anziché pagare loro un assegno mensile per consentirgli un minimo di autonomia economica (tutto sommato, in quest’ultimo modo aumenterebbe il rischio che molti restino “bamboccioni”, altro termine da Lei “maldestramente” coniato);
- lo stipendio di donne e uomini della Guardia Costiera nonché contributi italiani alla Banca Mondiale e alle altre istituzioni per lo sviluppo al fine di creare le condizioni affinché si arrestino i fenomeni di grande migrazione di massa, anziché pagare il rimpatrio di “clandestini” che peraltro non viene mai regolarmente effettuato;
- la ricerca applicata e gli incubatori di start up (nonché dei corsi di riconversione professionale per coloro che perdono il lavoro), anziché pagare per anni e anni la cassa integrazione a lavoratori di industrie che producono beni e servizi che nessuno vuole più o che vengono prodotti meglio e a più basso costo da altri lavoratori in altre parti del mondo;
- un registro automobilistico efficiente ed efficace che consenta di vendere la mia macchina usata senza ricorrere ad un notaio ma con un semplice scambio di documenti con l’acquirente e la notifica al registro automobilistico, anziché finanziare un registro automobilistico costoso, macchinoso e incapace di sfruttare al meglio le nuove tecnologie;
- la creazione di un parco turistico nella fantastica Bagnoli oppure per agevolare la transizione dell’ILVA di Taranto verso un modello produttivo competitivo e non inquinante, anziché buttare nel secchio bucato tanti denari per evitare al margine il degrado dell’area di Bagnoli, non ancora pienamente sfruttata al pari delle potenzialità che offre, oppure per incentivare un’impresa estera a continuare a produrre a Taranto senza risolvere alla radice l’ignobile violazione del diritto alla salute che si è perpetrata per anni e anni in quella città.
E così via, potrei fare tanti altri esempi ma, ahimè, sono solo un lavoratore dipendente un po’ arrabbiato per le tante tasse da pagare, non solo per me ma anche per tanti altri concittadini che le evadono, pagando un’aliquota fiscale media e marginale simile a quella di un cittadino medio scandinavo ma ricevendo in cambio servizi pubblici mediocri e non quelli superlativi che altri Stati offrono con tanta capillarità ed efficacia.
Con l’ossequio che si deve ad una persona defunta che in vita ha detto tante cose intelligenti ma che è stato un po’ ingenuo nel proclamarle in pubblico senza rendersi conto di trovarsi in Italia e non in Scandinavia, La saluto e spero che riposi in pace.
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