Riorganizzazione IVA

L’ IVA copre circa il 62% del gettito delle imposte indirette (133,4 miliardi nel 2018).

L’evoluzione delle aliquote avvenuta, dalla sua istituzione ad oggi, evidenzia un progressivo e continuo aumento dell’aliquota “ordinaria”, passata dal 12% del 1974 al 22% del 2018 (vedi Tabella 10 tratta dal Dossier “ Fisco & Debito” ).

 

Tabella 10

Evoluzione storica dell’IVA

   

Aliquota (%)

 Decorrenza (da) 

 (provvedimento)

 ORDINARIA   MINIMA   RIDOTTA   MAGGIORATA 
 1/1/1973

 (art. 16 DPR 633/1972)

12 6 18
 9/7/1974

 (art. 1 co. 1 DL 254/1974

 conv. con L 383/1974)

30
 8/2/1977

 (art. 12 co. 1 DL 15/1977

 conv. con L 102/1977)

14 35
 1/1/1981

 (art. 1 co. 1 L 889/1980)

15 8
 5/8/1982

 (art. 1 co. 1 DL 697/1982

 conv. con L 887/1982)

18 10  38
 1/1/1985

 (art. 1 co. 1 DL 853/1984

 conv. con L 17/1985)

2 9
 30/7/1988

 (art. 1 DL 202/1989

 conv. con L 263/1989)

19
 1/1/1989

 (art. 34 co. 1 DL 69/1989

 conv. con L 154/1989)

4
 1/1/1993

 (art. 36 co. 5 DL 331/1993

 conv. con L 427/1993)

 24/2/1995

 (art. 10 co. 1 DL 41/1995

 conv. con L 85/1995)

10
 1/10/1997

 (art. 1 co. 1 DL 328/1997

 conv. con L 410/1997)

20
 17/9/2011

 (DL 138/2011

 conv. con L 148/2011)

21
 1/10/2013

 (DL 76/2013)

22

 Aliquote in vigore al 6/2018

22

[Fonte: raffronti legislativi] 

 

Per l’anno 2020 la clausola di salvaguardia, rivista con la legge di bilancio 2019, prevede l’aumento della suddetta aliquota al 25,2%, nel caso in cui non siano reperiti con la legge di bilancio 2020 i miliardi necessari all’equilibrio dei conti pubblici.

In relazione a tali aumenti il gettito IVA in rapporto al PIL è cresciuto dal 3,99% del 1974 al 6,34% del 2017. In tale ultimo anno il gettito delle imposte indirette rispetto a quelle dirette è stato dell’ 85% (209 miliardi di € ); tale forte crescita denota una scarsa volontà perequativa da parte del Legislatore perché le imposte indirette incidono sul reddito in misura regressiva, ovvero colpiscono in misura maggiore i redditi medio bassi piuttosto che quelli alti contraddicendo il principio fondante del sistema fiscale italiano che è quello costituzionalmente previsto della “progressività”.

L’imposta continua ad essere evasa in misura massiccia nel nostro Paese.

La Commissione Europea ha recentemente stimato che il gettito dell’imposta persa (tax gap) per elusione, frode ed evasione ammonti nell’Unione a circa 147 miliardi di Euro , di cui 36 miliardi solo in Italia.

La stima della UE coincide con il dato nazionale determinato con il metodo top down, che confronta le grandezze IVA potenziali ( che si ottengono utilizzando i dati relativi a consumi e investimenti – sia pubblici sia privati), con quelle dichiarate al fisco. Le prime sono ricavate rendendo coerenti i dati di Contabilità nazionale con la normativa tributaria, le seconde impiegano i dati provenienti dalle dichiarazioni fiscali e dai flussi di finanza pubblica.

In relazione alle attuali tre aliquote del 4, 10 e 22% è stato accertato che l’evasione è risultata più elevata su quella “ordinaria” ed è cresciuta maggiormente nei periodi successivi agli aumenti avvenuti nel 2011 e nel 2013 dal 20 al 22%.

In Italia il “gap” dell’ IVA deriva principalmente dall’evasione basata sul consenso tra gli operatori economici, e tra questi e i consumatori finali, che si accordano per non fatturare l’Iva, risultando in tal modo difficilmente tracciabili e accertabili. E’ stato stimato infatti che oltre il 60% del gettito evaso deriva da cessioni di beni al consumo ai privati cittadini.

L’attività di prevenzione e contrasto all’evasione fiscale avviata dal 2016 con la legge di stabilità 2015 ha introdotto misure specifiche contro l’evasione derivante da omesso versamento o da omessa dichiarazione, che si sono dimostrate efficaci attraverso il meccanismo dello “split payment” (scissione dei pagamenti) ( oltre 11 mld nel 2017 versati all’Erario dalla PA) l’estensione generalizzata della fatturazione elettronica a partire dal 2019 (già precedentemente in atto per le cessioni nei confronti della PA, + 6% del gettito nonostante la stagnazione dei consumi), l’estensione della “reverse charges” (inversione contabile) alla grande distribuzione.

I dati contenuti nella tabella allegata, pubblicati dal Ministero, confermano l’efficacia delle misure già adottate.

L’introduzione dello scontrino telematico, già sperimentata con successo in altri paesi dell’Unione Europea e l’incentivo a usare pagamenti elettronici, in vece del danaro contante, la cui soglia di utilizzo dovrà essere ancora ridotta, (In Italia l’uso del contante è ancora molto praticato, a differenza degli altri Paesi della UE), rappresentano ulteriori iniziative in grado di ridurre sensibilmente il gap evidenziato in premessa.

Accanto a queste misure, che hanno già prodotto e continuano a produrre importanti risultati in termini di recupero di gettito evaso, occorre introdurre ulteriori iniziative di contrasto di interesse tra venditori e acquirenti affiché questi ultimi siano incentivati economicamente a chiedere l’emissione di documenti fiscali.

Ciò può avvenire anche attraverso l’estensione delle detrazioni fiscali dal reddito complessivo di oneri e spese essenziali, come più volte auspicato da chi scrive, che incidono sulla situazione personale del contribuente (vedi classificazione ECOICOP), ovviamente attraverso una profonda e significativa riforma dell’intero impianto fiscale nazionale.

Un’altra misura, nel segno della riduzione delle disuguaglianze, economiche e sociali, che caratterizzano il nostro paese, si rende necessaria per ridurre l’incidenza dell’IVA sui consumi, che applicata in misura proporzionale colpisce maggiormente le classi meno abbienti, discostandosi in modo vistoso dal principio della “progressività”, prima rammentato.

È quindi auspicabile una revisione strutturale delle aliquote e dei relativi beni tassabili che preveda, da un lato, la riduzione dell’aliquota ridotta del 4% che colpisce prevalentemente beni di prima necessità (oltre che alimentari anche energetici e riguardanti i trasporti collettivi. A puro titolo di esempio e al fine di non penalizzare alcuni beni e servizi come quelli riguardanti le costruzioni, occorre spostare tali categorie dalla tabella dell’IVA al 10% a quella del 4%) e l’istituzione di una ulteriore aliquota “maggiorata” da applicare ai consumi voluttuari e di prodotti ritenuti dannosi alla salute (abbigliamento di lusso, pellicce, gioielli, profumi, tabacco, super alcolici, lotto e gioco d’azzardo, auto di lusso, aerei e barche private, bibite con alto contenuto di zucchero e altri prodotti alimentari di largo consumo nelle basse fasce di età, che predispongono a diabete, obesità, e patologie cardio circolatorie future, etc.) lasciando invariate al momento le rimanenti aliquote (intermedia e ordinaria). Si è visto infatti che negli anni caratterizzati dalla recessione economica del nostro Paese, i consumi di beni voluttuari sono aumentati, rispetto ad una sensibile riduzione dei consumi di generi di prima necessità. La prospettata riduzione dell’aliquota “minima” del 4% potrà essere compensata dall’istituzione della nuova aliquota “maggiorata”, da definire nella sua percentuale, sulla quale dovrà pronunciarsi tuttavia l’Unione Europea modificando la direttiva vigente ( 2006/112/CE Consiglio 28/11/2006) che attualmente non la prevede. La stessa Unione Europea dovrà pronunciarsi inoltre sulla possibilità per l’Italia, di assoggettare beni e servizi alle nuove aliquote proposte.

Le nuove tecnologie già di dominio della pubblica amministrazione se utilizzate in maniera più consapevole potrebbero, in pochi anni, più che dimezzare l’evasione fiscale italiana restituendo equità e uguaglianza ai cittadini italiani. Basta volerlo fare.

 

Gettito IVA dal 2014 al 2019*

(dati MEF in milioni di Euro)

2014 114.462
2015 119.376
2016 124.503
2017 129.574
2018 133.433
2019 135.486

(*)  Il dato 2019 rappresenta il gettito dei primi sette mesi dell’anno,

integrato con il gettito dei cinque mesi restanti, rilevato nel 2018. 

 

Rivoli, 3 ottobre 2019