Il valore del debito pubblico italiano è una cifra a tredici caratteri, difficile da visualizzare e anche da leggere, tanto è grande. Sul sito dell’ ARDEP questo numero si aggiorna ogni tre secondi e rappresenta la stima dello stok del debito nazionale, basata sui rapporti mensili della Banca d’Italia.
La nostra Associazione è impegnata da anni a sensibilizzare l’opinione pubblica su questa emergenza, che minaccia il nostro futuro e quello dei nostri figli e nipoti e che incide direttamente sulla nostra vita e sulle nostre scelte.
Il debito pubblico rappresenta il totale delle passività di tutte le Amministrazioni Pubbliche- non solo dello Stato – ovvero dei crediti che soggetti diversi – famiglie, imprese, banche, anche estere – vantano nei confronti di esse. Queste passività servono a finanziare il fabbisogno finanziario della pubblica amministrazione affinchè essa possa fronteggiare il costo dei servizi e degli investimenti pubblici non coperti dal gettito delle imposte e tasse. Il bilancio dello Stato da anni è in attivo (avanzo primario) ma gli interessi sul debito non solo ci sottraggono questo “attivo” ma creano un deficit ,“passivo”, che deve essere coperto con altro debito i cui interessi sottraggono ulteriori risorse al bilancio pubblico.
Questa spirale ha fatto crescere e continua a far crescere – 2100 euro ogni secondo – il nostro debito che oggi ammonta a 2.410 miliardi di euro, equivale a circa 36 mila euro per ogni italiano, compresi i neonati e al 133% del prodotto interno lordo, valore quest’ultimo che rappresenta la ricchezza che il nostro paese riesce a produrre annualmente.
Perché bisogna ridurre il debito pubblico? Non solo perché l’Italia, come gli altri Paesi che appartengono all’area dell’Euro si è impegnata a rispettare determinati criteri di buona amministrazione, ma anche per altre ragioni, che ricordo in breve:
- l’economia italiana stenta a crescere e l’aumento degli interessi che crescono con l’aumento del debito, rende più difficile finanziare la spesa pubblica;
- l’Italia, con il suo debito molto alto è più esposta di altri paesi a turbolenze sui mercati quando aumentano i rischi di crisi finanziarie, politiche e tecnologiche, ma anche di crisi di fiducia nei “fondamentali” del Paese.
- l’aumento dei tassi di interesse rende il servizio del debito più oneroso e debbono essere sottratte al bilancio dello stato ulteriori risorse prima destinate a servizi per i cittadini.
In casi limite di interessi molto alti è necessario un intervento da parte di altri Paesi o istituzioni internazionali, come il Fondo Monetario Internazionali. Le conseguenze di questo intervento sono disastrose e vengono pagate da tutti i cittadini per evitare il fallimento dello Stato perché ad essere più penalizzati sono proprio loro in qualità di creditori interni . Se lo Stato non è più in grado di pagare i propri debiti, i creditori perderanno quanto è loro dovuto e se i creditori sono anche cittadini essi saranno penalizzati sia come risparmiatori, sia come contribuenti.
Se un debitore non paga sarà molto difficile che trovi chi gli presta ancora soldi, salvo pagare interessi molto alti. Lo Stato sarà costretto quindi a ridurre le proprie spese – sanità, scuola, ambiente, etc. – oppure ad aumentare il prelievo fiscale.
Ma è proprio impossibile alleggerire questo “macigno”, del cui peso eccessivo pare che molti, tra cui anche chi si dedica all’amministrazione del bene comune, non siano così consapevoli né preoccupati? Il debito pubblico si deve e si può ridurre. L’ ARDEP ha nel corso degli anni suggerito molte ricette ma nessuna di queste ha potuto essere messa concretamente in pratica per far comprendere i tangibili vantaggi che derivano dalla riduzione del debito.
Un’occasione utile si è presentata nel corso del mio mandato di amministratore pubblico , svolto nell’ultimo quinquennio in una delle più belle cittadine del Piemonte: Chieri. Un’esperienza amministrativa i cui risultati positivi hanno avuto un riconoscimento anche dalla recente competizione elettorale, che ha visto confermare al governo della città la coalizione politica uscente.
All’inizio del mandato lo stok del debito comunale, cherappresenta una piccola parte del debito pubblico nazionale insieme a quello degli oltre ottomila enti locali e regioni era prossimo alla soglia dei 20 milioni di Euro. Alla fine del mandato lo stesso debito ammontava a poco più di 5 milioni. Se rapportato al valore economico della produzione (componenti positivi della gestione del Conto Economico 2018) si è ridotto da oltre l’80% al 25%.Un risultato che per la sua bontà ha sorpreso favorevolmente anche le forze politiche di opposizione al governo della città.
È un dato importante, ma come ci insegnano i nostri economisti, da solo significa poco. Si può ridurre il debito se si aumentano le imposte e tasse ai cittadini, oppure se si riducono i servizi e non si avviano investimenti pubblici.
Non è stato il caso in questione: una rigorosa revisione della spesa ha permesso di neutralizzare i significativi tagli di risorse praticati da parte dello Stato nei confronti degli enti locali nel 2015: per la nostra città si trattava di ridurre circa il 6 per cento della spesa corrente, ovvero quella spesa che sostiene la prestazione continua dei servizi pubblici ai cittadini. Una seconda azione ha riguardato il controllo del gettito tributario attraverso una puntuale verifica delle banche dati comunali: nel quinquennio sono stati recuperati oltre 4 milioni di imposte e tasse evase. L’allargamento della base imponibile ha permesso di ridurre su alcuni tributi, come la TARI, il prelievo e di sostenere con maggiori agevolazioni i redditi più bassi. La crescita del gettito fiscale sostenuta anche da attive politiche sul lavoro e dall’avvio di importanti investimenti locali ha permesso di realizzare risparmi sulla gestione utilizzati per finanziare le opere pubbliche senza ricorrere a nuovo debito.
Parte di questi risparmi, non impiegabili a causa dei limiti imposti dagli equilibri di finanza pubblica nazionali sono stati utilizzati per rimborsare anticipatamente mutui e prestiti obbligazionari, contribuendo in tal modo a ridurre in modo sensibile e più veloce lo stock del debito comunale
La riduzione del debito ha abbattuto del 70% il valore degli interessi passivi annualmente corrisposti alle banche liberando risorse sia per finanziare nuovi e maggiori servizi pubblici, sia per finanziare nuovi investimenti. Il valore di questi ultimi ha raggiunto una quota record rispetto ai precedenti quinquenni amministrativi: 32 milioni di Euro contro i 20 del precedente mandato. Il dato più importante riguarda il loro finanziamento avvenuto con risorse proprie del Comune e con i risparmi della gestione, senza la necessità di ricorrere a prestiti onerosi.
Occorre ricordare insieme a questi dati positivi anche le criticità che si sono manifestate nel periodo amministrativo, superate solo con un grande impegno e una forte coesione degli amministratori , uniti ad un clima di fiducia e di collaborazione sviluppato fin dall’inizio con i dipendenti del Comune. La carenza di risorse umane, dovuta all’impossibilità di sostituire il personale cessato dal servizio e il blocco dei rinnovi contrattuali hanno rappresentato un forte limite all’azione amministrativa e alla realizzazione del programma; l’improvvisa crisi finanziaria della società, totalmente partecipata dal Comune, che gestiva le farmacie comunali, indotta da comportamenti illeciti di un collaboratore ha provocato l’ammanco di oltre un milione di euro e ha comportato la necessità di ricapitalizzare la società con uno sforzo finanziario significativo per le finanze del Comune. Diseducativi sono stati i recenti condoni e le cancellazioni di cartelle per la riscossione coattiva dei debiti verso la città: oltre 2,4 milioni di crediti del Comune affidati a Equitalia (soprattutto sanzioni al codice della strada e mancato pagamento di tariffe per i servizi pubblici come mensa e asili nido) sono stati annullati due mesi fa con un decreto del Governo.
Nonostante i suddetti limiti il quinquennio si è chiuso con una “dote” importante: oltre 14 milioni di fondo cassa che sono passati dalle mani del sindaco uscente a quelle del sindaco entrante, come prevede la legge.
Con un debito prossimo al suo azzeramento, che potrebbe avvenire entro la fine del mandato appena iniziato se il percorso virtuoso verrà mantenuto dalla nuova amministrazione , esistono i presupposti per procedere ad una diminuzione della pressione fiscale complessiva del Comune.
Ridurre il debito si può, e l’esperienza raccontata dimostra che i vantaggi sono evidenti . E’solo un esempio, ma significativo di come il buon governo delle risorse che sono di tutti i cittadini possa produrre importanti risultati a beneficio del bene comune, riducendo un po’ il peso di quel “macigno” che ognuno di noi porta sulle proprie spalle.
Giugno 2019
Anna Paschero