di Rocco Artifoni
Con il nuovo anno scolastico a tutti i diciottenni è arrivata la “mancetta” di Matteo Renzi: un bonus di 500 euro per acquistare, tramite la “18app” da scaricare sullo smartphone, beni e servizi collegati alla cultura, come libri, ingressi ai musei, biglietti per cinema, teatri e concerti.
Dopo il bonus di 500 euro per la formazione degli insegnanti ecco quello per i maggiorenni. Matteo Renzi è sicuramente dotato di fantasia e di generosità, anche se non si tratta di un filantropo come Babbo Natale, poiché i soldi in definitiva vengono tolti dalla cassa comune. Anzi, i 290 milioni di euro che servono per dare il bonus di 500 euro ai 577.000 maggiorenni italiani, in realtà vengono prelevati da un conto già ampiamente in rosso, noto come “debito pubblico”.
I soliti curiosi sono andati a verificare a chi è intestato questo conto e hanno scoperto che si tratta di un nominativo molto particolare: “prossime generazioni”. Forse questo fatto riesce a spiegare perché, mentre i nati nel 1998 festeggiano, quelli venuti alla luce negli anni precedenti protestano. Alcuni forse soltanto per invidia nei confronti dell’annata fortunata, altri perché sono consapevoli che il conto del bonus ai diciottenni dovranno pagarlo anche loro, visto che è a carico della collettività.
Ci sono poi gli irriducibili critici, convinti che a chi compie 18 anni bisogna anzitutto dare e spiegare la Costituzione, dove sta scritto che per ogni maggiore spesa occorre indicare le risorse per farvi fronte (art. 81) e che non è leale aggiungere altra zavorra al sacco del debito soltanto per far contenta una determinata classe d’età. Perché non è detto che il prossimo anno ci siano i fondi per il bonus per quelli nati nel 1999.
Per non dire di quegli incorreggibili allievi di una strana scuola, tenuta da un sacerdote morto da quasi 50 anni, sempre pronti a ricordarci che “non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”. Per questa ragione un “bonus” può anche trasformarsi in un “malus”.
In effetti, dare 500 euro, che appartengono a tutta la comunità, anche ai figli dei più ricchi non è molto coerente con i principi costituzionali di equità, solidarietà e giustizia. Quei 500 euro assomigliano molto alla “paghetta” che uno zio poco accorto distribuisce soltanto ad alcuni e senza un criterio accettabile.
I più maligni dicono che in realtà un criterio c’è: il bonus è rivolto a chi voterà per la prima volta e a breve ci sarà un referendum che il Presidente del Consiglio dei ministri considera fondamentale. Dato che i sondaggi segnalano grande incertezza nel risultato, probabilmente mezzo milione di diciottenni possano fare la differenza. Per non dare credito a queste illazioni, Matteo Renzi avrebbe potuto rinviare la distribuzione del bonus a Natale, periodo più adatto ai regali e soprattutto successivo al referendum costituzionale. Ma l’attuale segretario del PD è sempre stato un po’ discolo e i regali li fa a chi vuole e quando vuole. Per chi è rimasto a bocca asciutta, c’è sempre la speranza di successivi bonus. Ci vuole soltanto un po’ di fortuna per rientrare nel cerchio magico che Matteo Renzi disegnerà la prossima volta.