Dopo la stagione del “volontariato fiscale” che cosa propone l’ARDeP??
Non muovendoci nella logica del breve periodo, dei programmi e delle decisioni quotidiane, consideriamo i guai e le potenzialità dal punto di vista della riduzione del debito pubblico, dell’equità intergenerazionale, di una politica fiscale secondo Costituzione (in particolare gli artt. 2, 3, 4, 53, 81), della ricostruzione del lacerato tessuto di solidarietà nazionale ed europea. Abbiamo concentrato questi punti in un decalogo, essenzializzato in un pentalogo, pubblicato sul sito, e continuiamo a riflettere per completare il quadro, anche sulla base del ricco e purtroppo spesso inconcludente dibattito che si svolge su questi temi fra i partiti e nei dibattiti televisivi.
Con antichi e nuovi “compagni di viaggio”, allarghiamo lo sguardo all’etica sociale, all’equità fiscale, alla macroeconomia e alla drammaticità della crisi, disposti a correggere il tiro, ma non a rinunciare a credere nel bene comune, a segnalare il male del debito e a mirare ancora al bersaglio della sua riduzione, anche attraverso vie diverse e talora tortuose e complicate. La strada più “pedagogica” che abbiamo in mente è il ripristino dell’educazione civica nella scuola, attraverso un decreto attuativo della legge 169/2008, che ha introdotto nella scuola Cittadinanza e Costituzione, limitandosi finora ad affidare questi principi, questi contenuti e questi valori fondanti alla buona volontà dei docenti e degli studenti. Speriamo che il Ministero, in sede di decreti delegati, rimedi alle carenze della legge 13.7.2015, n.107, sulla “buona scuola”, che nei suoi 212 commi non nomina neppure la parola Costituzione. Ci siamo rivolti, dal 1995, a tutti i presidenti del Consiglio dei Ministri, a qualche ministro del Tesoro, a Deputati e ad alti funzionari. Qualcuno ci ha risposto ci ha ricevuti, con attenzione e stima. La bussola è nello statuto. Essere apartitici nel perseguire finalità anche politiche, implica un difficile equilibrio che crediamo d’avere democraticamente nel dibattito interno e nei messaggi mandati all’esterno.
Non muovendoci nella logica del breve periodo, dei programmi e delle decisioni quotidiane, consideriamo i guai e le potenzialità dal punto di vista della riduzione del debito pubblico, dell’equità intergenerazionale, di una politica fiscale secondo Costituzione (in particolare gli artt. 2, 3, 4, 53, 81), della ricostruzione del lacerato tessuto di solidarietà nazionale ed europea. Abbiamo concentrato questi punti in un decalogo, essenzializzato in un pentalogo, pubblicato sul sito, e continuiamo a riflettere per completare il quadro, anche sulla base del ricco e purtroppo spesso inconcludente dibattito che si svolge su questi temi fra i partiti e nei dibattiti televisivi.
Con antichi e nuovi “compagni di viaggio”, allarghiamo lo sguardo all’etica sociale, all’equità fiscale, alla macroeconomia e alla drammaticità della crisi, disposti a correggere il tiro, ma non a rinunciare a credere nel bene comune, a segnalare il male del debito e a mirare ancora al bersaglio della sua riduzione, anche attraverso vie diverse e talora tortuose e complicate. La strada più “pedagogica” che abbiamo in mente è il ripristino dell’educazione civica nella scuola, attraverso un decreto attuativo della legge 169/2008, che ha introdotto nella scuola Cittadinanza e Costituzione, limitandosi finora ad affidare questi principi, questi contenuti e questi valori fondanti alla buona volontà dei docenti e degli studenti. Speriamo che il Ministero, in sede di decreti delegati, rimedi alle carenze della legge 13.7.2015, n.107, sulla “buona scuola”, che nei suoi 212 commi non nomina neppure la parola Costituzione. Ci siamo rivolti, dal 1995, a tutti i presidenti del Consiglio dei Ministri, a qualche ministro del Tesoro, a Deputati e ad alti funzionari. Qualcuno ci ha risposto ci ha ricevuti, con attenzione e stima. La bussola è nello statuto. Essere apartitici nel perseguire finalità anche politiche, implica un difficile equilibrio che crediamo d’avere democraticamente nel dibattito interno e nei messaggi mandati all’esterno.
Non siamo pentiti per quello che abbiamo fatto, ma certo dispiaciuti per quello che non siamo riusciti a fare e non rassegnati per gli scarsi risultati ottenuti, in rapporto alla vastità e alla severità dei compiti che dobbiamo tutti affrontare come persone e come cittadini.
Negli ultimi anni ci troviamo sempre più sollecitati a prendere posizione di fronte alle alternative drammatiche di questi anni: uscire o no dall’euro e dall’Europa? Tornare indietro o andare avanti? Quali scenari, quali condizioni e quali possibili esiti prefigurare? In ogni caso non staremo a guardare e non abbandoneremo le ragioni etiche, economiche, sociali e politiche che ci hanno indotti a pensare di salvare insieme l’Italia e l’Europa, che non si riducono ai problemi, pur importanti, dei debiti e dei crediti.
Se decidiamo di restare a bordo della nave Italia, parte vitale dell’Europa nel mare Mediterraneo, dobbiamo prenderci cura in tutti i modi possibili delle debolezze e delle fragilità della nave. La tragica fine della Costa Concordia insegna a distinguere la leggerezza e l’irresponsabilità di chi ha provocato il naufragio e abbandonato la nave, dal coraggio e dalla competenza di chi è riuscito ad evitare danni più gravi alle persone e al Paese, e a salvare almeno il relitto.
Negli ultimi anni ci troviamo sempre più sollecitati a prendere posizione di fronte alle alternative drammatiche di questi anni: uscire o no dall’euro e dall’Europa? Tornare indietro o andare avanti? Quali scenari, quali condizioni e quali possibili esiti prefigurare? In ogni caso non staremo a guardare e non abbandoneremo le ragioni etiche, economiche, sociali e politiche che ci hanno indotti a pensare di salvare insieme l’Italia e l’Europa, che non si riducono ai problemi, pur importanti, dei debiti e dei crediti.
Se decidiamo di restare a bordo della nave Italia, parte vitale dell’Europa nel mare Mediterraneo, dobbiamo prenderci cura in tutti i modi possibili delle debolezze e delle fragilità della nave. La tragica fine della Costa Concordia insegna a distinguere la leggerezza e l’irresponsabilità di chi ha provocato il naufragio e abbandonato la nave, dal coraggio e dalla competenza di chi è riuscito ad evitare danni più gravi alle persone e al Paese, e a salvare almeno il relitto.
Per altre notizie su chi ha scritto questa breve “storia”, si può riferirsi a L.C. La Costituzione nella scuola Ragioni e proposte, Erickson, Trento 2013 e al sito www.lucianocorradini.it.