Scrivemmo allora un Manifesto, dal titolo Adottiamo l’Italia per meritare l’Europa. Un ampio intervento pubblicato sul Sole 24 Ore (15.3.1995) fu intitolato Prova di responsabilità: adottare l’Italia.
L’adozione implica un atto di scelta, di accoglienza e di responsabilità verso cose o persone, come suggerisce l’etimologia dell’ ad optare: questa scelta può essere debole, come quando si adotta un libro di testo, per tenerlo come manuale non obbligatorio, o forte, come quando si adotta un bambino per tenerlo come figlio, per inserirlo in una relazione di paternità/maternità/figliolanza. A mano a mano che le relazioni sociali, i rapporti di appartenenza, i legami con quella che si chiamava “la Patria”, si vanno allentando, e i pensieri diventano troppo “corti” e troppo “stretti”, in seguito alla dimenticanza della storia e alla rimozione del futuro e delle responsabilità verso chi verrà dopo di noi, si notano da un lato l’impoverimento della qualità della vita personale e sociale, dall’altro il degradarsi delle istituzioni e l’assottigliarsi del patrimonio dei princìpi e dei valori scritti nella Costituzione.
Di qui la nostra proposta di reagire lucidamente, attirando, entro l’orbita degli affetti e degli interessi fondamentali della nostra vita, persone o cose con le quali è giusto e salutare intrattenere rapporti di stima, di responsabile attenzione e di cura. Si tratta di entrare nella logica del rispetto, del dono e della solidarietà, superando quella di un freddo bilanciamento fra i diritti e i doveri, e quella di un sordo risentimento, causato dalle frustrazioni subite da diversi soggetti istituzionali e sociali. Insomma lo slogan “Governo ladro”, per quanto talora veritiero, non basta far capire la complessità del problema e a venirne a capo.
La proposta di adottare l’Italia significa insomma cercare di mettere la nostra Repubblica, fatta di persone e di istituzioni, di beni naturali, culturali e spirituali, ma anche afflitta da patologie varie, fra cui il debito pubblico, nel circuito dei nostri affetti, nel mezzo dei nostri pensieri, nel novero dei nostri impegni di vita e di lavoro.
L’adozione implica un atto di scelta, di accoglienza e di responsabilità verso cose o persone, come suggerisce l’etimologia dell’ ad optare: questa scelta può essere debole, come quando si adotta un libro di testo, per tenerlo come manuale non obbligatorio, o forte, come quando si adotta un bambino per tenerlo come figlio, per inserirlo in una relazione di paternità/maternità/figliolanza. A mano a mano che le relazioni sociali, i rapporti di appartenenza, i legami con quella che si chiamava “la Patria”, si vanno allentando, e i pensieri diventano troppo “corti” e troppo “stretti”, in seguito alla dimenticanza della storia e alla rimozione del futuro e delle responsabilità verso chi verrà dopo di noi, si notano da un lato l’impoverimento della qualità della vita personale e sociale, dall’altro il degradarsi delle istituzioni e l’assottigliarsi del patrimonio dei princìpi e dei valori scritti nella Costituzione.
Di qui la nostra proposta di reagire lucidamente, attirando, entro l’orbita degli affetti e degli interessi fondamentali della nostra vita, persone o cose con le quali è giusto e salutare intrattenere rapporti di stima, di responsabile attenzione e di cura. Si tratta di entrare nella logica del rispetto, del dono e della solidarietà, superando quella di un freddo bilanciamento fra i diritti e i doveri, e quella di un sordo risentimento, causato dalle frustrazioni subite da diversi soggetti istituzionali e sociali. Insomma lo slogan “Governo ladro”, per quanto talora veritiero, non basta far capire la complessità del problema e a venirne a capo.
La proposta di adottare l’Italia significa insomma cercare di mettere la nostra Repubblica, fatta di persone e di istituzioni, di beni naturali, culturali e spirituali, ma anche afflitta da patologie varie, fra cui il debito pubblico, nel circuito dei nostri affetti, nel mezzo dei nostri pensieri, nel novero dei nostri impegni di vita e di lavoro.
L’inquinamento e il degrado ambientale, la delinquenza, la disoccupazione, la droga sono alcuni dei mali che deturpano visibilmente il volto della nostro Paese e dei nostri figli: dispongono perciò di un forte impatto emotivo e hanno già mobilitato validissime energie sul piano dell’impegno istituzionale e volontario, anche nella scuola, con l’adozione degli alberi, dei monumenti e talora dei nonni.
Oggi la prospettiva dell’enciclica Laudato si e gli impegni assunti dalla Conferenza dell’ONU a Parigi sull’ambiente (13.12.2015) dilatano le dimensioni dei debiti, non solo finanziari, e delle comuni responsabilità in ordine alla vivibilità e alla governabilità del mondo. Inoltre le migrazioni di interi popoli impongono una riconsiderazione dei bilanci degli Stati europei e di quello dell’Unione.
Oggi la prospettiva dell’enciclica Laudato si e gli impegni assunti dalla Conferenza dell’ONU a Parigi sull’ambiente (13.12.2015) dilatano le dimensioni dei debiti, non solo finanziari, e delle comuni responsabilità in ordine alla vivibilità e alla governabilità del mondo. Inoltre le migrazioni di interi popoli impongono una riconsiderazione dei bilanci degli Stati europei e di quello dell’Unione.