Se il sistema fiscale consentisse a ciascun contribuente di dedurre tutte le spese sostenute, come avviene già per le imprese, le tasse verrebbero pagate da tutti, ma soprattutto verrebbero pagate sulla effettiva capacità contributiva, come previsto dall’art. 53 della nostra Costituzione.
L’ARDeP, pertanto, propone una riforma fiscale che consenta di aumentare la possibilità di dedurre dalla base imponibile tutte le spese essenziali e necessarie.
Oggi le possibilità informatiche e tecnologiche ci consentono di fare ciò. Se è stato possibile all’amministrazione finanziaria inserire nella dichiarazione precompilata le spese mediche, quelle sanitarie e quelle sostenute per le ristrutturazioni edilizie, allora sarebbe possibile inserire anche quelle sostenute per l’acquisto di tutti gli altri beni e servizi necessari al soddisfacimento dei bisogni primari. Insomma, riteniamo che una corretta determinazione della base imponibile non possa prescindere dalla considerazione di queste spese.
A tal proposito, è giusto il caso di ricordare l’intervento in Assemblea Costituente dell’Onorevole Salvatore Scoca, nel corso della seduta del 23 maggio 1947: «Non si può negare che il cittadino, prima di essere chiamato a corrispondere una quota parte della sua ricchezza allo Stato, per la soddisfazione dei bisogni pubblici, deve soddisfare i bisogni elementari di vita suoi propri e di coloro ai quali, per obbligo morale e giuridico, deve provvedere».
3. Prima di procedere alla per risanare il debito, che è l’oggetto del mio intervento, intendo fare una breve premessa utile per introdurla.
Nell’ultimo ventennio il debito dello Stato italiano è più che raddoppiato, ha ormai raggiunto quota 2.228 miliardi di euro, su cui paghiamo annualmente circa 70 miliardi d’interessi, finché lo spread rimane basso.
Nel corso degli stessi anni, però, alcuni soggetti economici, sottraendosi al pagamento delle imposte dovute, si sono arricchiti sfruttando l’inidoneità delle attuali norme tributarie a sottoporre a giusta tassazione i loro redditi e patrimoni; complice anche una normativa che non ha saputo contrastare nella giusta misura l’autoriciclaggio dell’evasione.
In base alle stime del rapporto 2016 dell’Istituto di Ricerca Eurispes l’economia sommersa in Italia varrebbe il 18% del PIL; cioè ogni anno sfuggono a tassazione circa 270 miliardi di euro.