Mi chiamo Cleto Iafrate e sono un consigliere dell’ARDeP (Associazione per la Riduzione del Debito Pubblico); il nostro Presidente, il Prof. Pasquale Moliterni, che ci saluta – essendo impegnato oggi in un convegno
, precedentemente organizzato, all’Università di Cosenza – ha delegato me ad intervenire a questo seminario.
Come tutti sanno, l’ARDeP è un’associazione di volontariato composta da cittadini che hanno in comune la sensibilità al problema del debito, cercano di segnalarne il pericolo e di offrire il loro contributo di idee per favorirne la riduzione.
L’ideatore e fondatore dell’associazione è il Prof. Luciano Corradini, il quale nel settembre nero del 1992, in un periodo particolare in cui lo Stato rischiava la bancarotta, decise di decurtarsi parte della retribuzione a vantaggio del debito pubblico. E per un anno e mezzo versò all’erario il 10% del suo stipendio di docente universitario.
Lo scopo di quella iniziativa, spiegato in una lettera al presidente Amato, era quello di denunciare le conseguenze nefaste dell’evasione e dell’elusione fiscale e richiamare i politici a una gestione più attenta e responsabile del bilancio statale.
Inoltre, con quel gesto intendeva sensibilizzare l’opinione pubblica sull’esistenza del grave problema del debito e degli effetti devastanti che produce nella vita sociale e sullo stato di diritto.
La Direzione Generale del Tesoro fu indotta, su precisa richiesta dell’ARDeP, ad aprire un apposito capitolo del bilancio dello Stato abilitato a ricevere quei contributi volontari.
E se oggi noi tutti abbiamo la possibilità di detrarre in dichiarazione dei redditi le erogazioni liberali eventualmente versate al “Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato” lo dobbiamo proprio a lui, al Prof. Luciano Corradini, e alla sua determinazione.
L’ARDeP, sin dal 1993, ha concentrato la sua attività intorno a tre assi:
– la formazione;
– le riforme fiscali e strutturali;
– il risanamento del debito. 1. In relazione al primo punto, l’associazione ritiene che in Italia la percezione dei rischi connessi all’aumento del debito pubblico sia del tutto insufficiente rispetto alle reali dimensioni del problema. Per questo si impegna a promuovere l’informazione e la cultura sul debito pubblico sviluppando sinergie tra dicasteri e società civile, per un nuovo “patto sociale” tra Istituzioni e cittadini. Un patto che rilanci la partecipazione democratica, la fiducia istituzionale e la responsabilità sociale e civile.
Il problema del debito richiede un complesso d’interventi sul piano informativo, educativo, economico e politico, in vista della sua riduzione.