(Estratto da “Evangelii Gaudium”, a cura di Pasquale Moliterni)
Tra i compiti della nostra associazione vi è anche quello di innalzare il livello di informazione e formazione sulle problematiche economiche intrecciate con il debito pubblico.
A tal proposito può essere importante riflettere sulla prima parte del secondo capitolo dell’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, pubblicata il 26 novembre 2013, in cui Papa Francesco critica le ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e di un’economia dell’esclusione e della inequità che uccide e che riduce l’uomo solo al bisogno del consumo.
Oggi, vi si legge, tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie d’uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che addirittura viene promossa, con l’esclusione resta colpita nella sua stessa radice l’appartenenza alla società in cui si vive.
In questo contesto, alcuni difendono ancora le teorie della “ricaduta favorevole”, in cui si sostiene che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante.
Per poter esprimere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo stile egoistico, si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza. Una delle cause di questa situazione -continua il Papa- si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro, poiché ne accettiamo pacificamente il predominio su di noi e sulle nostre società. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano!
- feticismo del denaro e la dittatura di un’economia senza volto e senza uno scopo veramente umano costituiscono oggi i nuovi idoli. La crisi mondiale che investe la finanza e l’economia è frutto di uno snaturamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo.
Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone le sue leggi e le sue regole. Inoltre, il debito e i suoi interessi allontanano i Paesi dalle possibilità praticabili della loro economia e i cittadini dal loro reale potere d’acquisto. A tutto ciò si aggiungano una corruzione ramificata e un’evasione fiscale egoista, che hanno assunto dimensioni mondiali. La brama del potere e dell’avere non conosce limiti. In questo sistema, che tende a fagocitare tutto pur di accrescere i benefici, qualunque cosa che sia fragile, come l’ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta.
Dietro questo atteggiamento si nasconde il rifiuto dell’etica. All’etica si guarda di solito con un disprezzo beffardo. La si considera controproducente, troppo umana, perché relativizza il denaro e il potere. La si avverte come una minaccia, poiché condanna la degradazione della persona. L’etica – un’etica non ideologizzata – consente di creare un equilibrio e un ordine sociale più umano.
Serve una riforma finanziaria che non ignori l’etica, ma ciò richiede un vigoroso cambio di atteggiamento da parte dei dirigenti politici, che esorto – continua Papa Francesco- ad affrontare questa sfida con determinazione, senza ignorare le specificità di ogni contesto. Il denaro deve servire e non governare! Il Papa ama tutti, ricchi e poveri, ma ha l’obbligo di ricordare che i ricchi devono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli. Vi esorto a un ritorno dell’economia e della finanza ad un’etica in favore dell’essere umano.
I meccanismi dell’economia attuale promuovono un’esasperazione del consumo, ma risulta che il consumo sfrenato, unito all’inequità, danneggia doppiamente il tessuto sociale. In tal modo la disparità sociale genera prima o poi violenza. Non è sufficiente un’educazione che tranquillizzi gli esclusi e li trasformi in esseri inoffensivi. Questo diventa ancora più irritante se gli esclusi vedono crescere questo cancro sociale che è la corruzione profondamente radicata in molti Paesi – nei governi, nell’imprenditoria, nelle istituzioni- qualunque sia l’ideologia politica dei governanti.
L’inequità genera violenza. Fino a quando non si eliminano l’esclusione e l’iniquità nella società e tra i diversi popoli, sarà impossibile sradicare la violenza. Senza uguaglianza di opportunità, le diverse forme di aggressione e di guerra troveranno un terreno fertile. Quando la società – locale, nazionale o mondiale – abbandona nella periferia una parte di sé, non vi saranno programmi politici, né forze dell’ordine o di intelligence che possano assicurare illimitatamente la tranquillità. Come il bene tende a comunicarsi, così il male a cui si acconsente, cioè l’ingiustizia, tende ad espandere la sua forza nociva e a scardinare silenziosamente le basi di qualsiasi sistema politico e sociale. E’ per questo – esorta il Papa- che dobbiamo cercare di costruire il bene comune.
In breve possiamo dire che le Esortazioni di Papa Francesco impegnano ciascuna persona, ciascun cittadino a mettere in campo una concezione etico-antropologica dell’economia, che sia orientata effettivamente alla costruzione del bene comune più che alla salvaguardia di interessi particolari.