Corradini, grillino ante-litteram: “Nel 1992 rinunciai al 10% del mio stipendio”

di Isabella Pascucci

ROMA – Luciano Corradini, professore emerito di Pedagogia generale nell’Università di Roma Tre, nel 1992 si tagliò parte dello stipendio a vantaggio del debito pubblico: un grillino ante-litteram che oggi, da uomo di Cultura e di Sapere, argomenta in merito al Governo che non arriva, ai grillini e alle contestate proposte di riforma della Scuola italiana.

L’INTERVISTA.
I Grillini esigono il taglio degli stipendi dei parlamentari e i presidenti Boldrini e Grasso si riducono il proprio stipendio, rinunciando a privilegi connessi alle cariche. Lei fece qualcosa di simile molti anni fa. Cosa accadde, perché e cosa volle dimostrare allora?
«Senza avere particolari competenze economico-finanziarie, nel settembre nero del 1992, preso da sgomento, da rabbia e da volontà di reagire al pericolo di bancarotta dello Stato e all’inconcludenza del Consiglio nazionale della PI, di cui ero vicepresidente, che non riuscì a votare un documento indirizzato pubblicamente al presidente del Consiglio, feci un atto provocatorio, per dare l’allarme: per un anno e mezzo versai all’erario il 10% del mio stipendio di docente universitario, come “volontario fiscale”. Lo scopo, spiegato in una lettera al presidente Amato, pubblicata dal Sole 24 Ore, era quello di segnalare il pericolo che si stava correndo, di appoggiare criticamente un’antipatica ma utile operazione del Governo (che previde anche il prelievo del 6 per mille dei conti correnti bancari), denunciando le conseguenze nefaste dell’evasione e dell’elusione fiscale, e richiamando i politici a una gestione più responsabile del bilancio statale; e infine volevo dimostrare ai cittadini arrabbiati che qualcuno, non ricco di famiglia, può campare anche con uno stipendio ridotto, se c’è di mezzo la salvezza del Paese. Per la mia carica istituzionale non era prevista alcuna indennità: il mio stipendio era sui 5 milioni di lire. Il capo garage del Senato ne guadagnava circa 15, quasi come un deputato. Questo scandalo non andava oltre il borbottio fra amici e i privilegiati (la futura “Casta”) si difendevano sdegnati parlando di diritti acquisiti, che non potevano essere “toccati”».

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