Una tassa agli ultraricchi contro i divari sociali

Al tempo delle grandi disuguaglianze e di una sfida commerciale globale che rischia di rendere ancora più frammentate le politiche fiscali e far calare l’attenzione verso le fasce più deboli, l’Europa può provare a ripartire, fiscalmente parlando, da due riforme che puntano a ridurre i divari e rendere realtà una maggiore equità sociale. Da un lato, la proposta di tassare gli ultraricchi con un’aliquota fiscale supplementare che faccia in modo che, in proporzione ai loro patrimoni, i miliardari non paghino meno tasse dei ceti meno agiati; dall’altro, il rilancio sulla global minimum tax, la tassazione minima per le multinazionali, il progetto dell’Ocse da cui gli Usa di Trump si sono ritirati ma su cui l’Ue sta facendo passi avanti, anche tramite una maggiore cooperazione tra le autorità tributarie degli Stati membri. Mentre si discute di difesa e riarmo, il welfare e in generale gli investimenti su scuola, sanità e infrastrutture sociali rischiano di restare in secondo piano. Sarebbe, per l’economista francese Gabriel Zucman, «una ricetta per il disastro economico dell’Ue». «Qualsiasi risorsa destinata alla difesa non deve essere stanziata a spese degli investimenti di cui abbiamo bisogno per la sicurezza sociale», sottolinea Zucman ad Avvenire.

Al Parlamento Europeo, in occasione del Eu Tax Symposium, lo studioso francese ha presentato ieri i dati di uno studio condotto dal Eu Tax Observatory di cui è direttore. «Se si tassassero al 3% i 537 europei che hanno un patrimonio superiore ai 100 milioni di euro, l’Europa raccoglierebbe 120 miliardi di euro, con una quota per l’Italia (che ha 71 di questi super-ricchi) di 15 miliardi – spiega Zucman –. Se anche ci si accontentasse del 2%, la tassa genererebbe un gettito di 67 miliardi, con 8 miliardi di risorse per l’Italia. Risorse vitali, che ogni Stato potrebbe appunto utilizzare sia per il welfare che a sostegno delle imprese, del lavoro e dell’industria».

L’idea di una tassa per gli ultraricchi era stata già presentata e discussa al G20 su impulso della presidenza brasiliana, generando qualche resistenza. Ora, però, nelle intenzioni dei suoi sostenitori l’Ue potrebbe fare da capofila. «Renderemo la proposta Zucman una realtà tramite una risoluzione da presentare al Parlamento Ue che sarà poi messa ai voti, dopo aver organizzato su questo il necessario consenso», spiega Pasquale Tridico, eurodeputato M5s e presidente della sottocommissione del Parlamento Europeo per le questioni fiscali, secondo cui «la disuguaglianza è intollerabile, crea un alto livello di polarizzazione, crea plutocrazia, bisogna puntare su equità, trasparenza, semplificazione». Serve, per Tridico, «una rivoluzione fiscale che riduca la tassazione alle piccole e medie imprese e ai più vulnerabili». In Francia, Paese Ue che ha il maggior numero di ultraricchi con 147, davanti alla Germania con 128, il primo sì alla patrimoniale per i “paperoni” è già arrivato dall’Assemblea nazionale il mese scorso, con 116 voti a favore e 39 contrari. Il testo è ora al vaglio del Senato per l’esame definitivo: qui i numeri sono in salita, ma il tema è comunque diventato oggetto di un vivace dibattito pubblico. Come si spera possa essere accadere in Europa, se non a livello globale. «Non si tratta di far pagare i ricchi dieci volte le tasse che pagano gli altri – aggiunge Zucman – ma di rendere equa la tassazione».

«Churchill diceva che non esiste una buona tassa, ma io dissento, perché le tasse ci consentono di avere istruzione, sanità – evidenzia anche Wopke Hoekstra, commissario europeo per il Clima che ha anche la delega alla fiscalità –. Non dobbiamo però mai dimenticare che i soldi appartengono alle persone, non ai governi, e sono guadagnati con duro lavoro. La fiscalità deve essere equa e il denaro speso oculatamente. Dobbiamo quindi finanziare un futuro europeo più forte e competitivo, promuovendo giustizia e trasparenza». In questo sforzo europeo per ridurre i divari rientra anche la partita sulla global minimum tax e, più in generale, il braccio di ferro in corso tra Bruxelles e Washington, a partire dai dazi. L’Unione Europea, sottolinea ancora l’olandese Hoekstra, a lungo considerato un “falco” del rigore nei conti pubblici, «deve proteggere e portare avanti la sua economia». E questo anche impedendo che le multinazionali, a partire dai colossi del tech made in Usa, possano sfuggire alle tasse, magari spostando sedi e utili. «Dobbiamo continuare a collaborare con l’Ocse e i partner del G20», spiega il commissario Ue, ricordando come sia appena stata approvata la direttiva Ue Dac9 che fa compiere all’Unione un ulteriore passo avanti nell’attuazione delle regole sul secondo pilastro della global minimum tax. Il concetto di equità, sottolinea ancora Hoesktra, «non è cambiato, è un’importante priorità non solo nell’Ue, ma anche negli Usa». Trump permettendo certo, considerato che l’aliquota minima globale è vista dal repubblicano un attacco agli interessi Usa e che anche su questo occorrerà negoziare. «La competizione a livello internazionale è possibile se mostriamo la nostra forza – evidenzia Tridico –. I dinosauri si sono estinti perché non sono cambiati, noi dobbiamo cambiare le nostre istituzioni e le nostre politiche. Sono certo che saremo abbastanza coraggiosi per fare un passo importante verso riforme necessarie».

(Fonte: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/contro-i-divari-una-tassa-agli-ultraricchi)