In vista delle prossime elezioni alcune associazioni chiedono ai candidati di prendere precisi impegni per le politiche fiscali
Le elezioni si avvicinano e giustamente la società civile prende la parola, stilando documenti, inviando appelli o chiedendo impegni ai candidati dei diversi schieramenti. Segnaliamo alcune proposte in particolare nel campo dell’economia e del fisco.
Anzitutto l’iniziativa che è stata promossa dall’Associazione Economia Reale Onlus, che nello scorso novembre ha convocato e coinvolto decine di gruppi e associazioni per passare “dall’analisi economica alla proposta politica”. Dal confronto è scaturito un documento comune che evidenzia una forte opzione per l’Europa: «Noi identifichiamo nell’Europa e nelle sue Istituzioni la nostra casa comune, la nostra storia, la nostra cultura. L’Europa non può essere soltanto una pur necessaria, rigorosa e competente tecnocrazia. Se ci fermassimo a questo, un crescente deficit democratico potrebbe compromettere l’intera costruzione europea ed il suo ruolo nel mondo. Per questo noi crediamo nell’integrazione politica europea ed identifichiamo nella creazione degli Stati Uniti d’Europa il fine ultimo di tale processo. Nel mondo della globalizzazione, i singoli Stati europei hanno già perso la loro sovranità nazionale in alcune fondamentali aree.
L’integrazione politica pertanto non è un’ulteriore “cessione di sovranità”, è invece un “recupero di sovranità perduta” attraverso una nuova condivisione di sovranità, possibile soltanto a livello europeo”. Nel merito della politica economica italiana vengono indicate in dettaglio molte proposte. Segnaliamo in particolare “l’introduzione di una specifica deduzione, fino a 5000 euro all’anno, dal reddito imponibile per ogni membro della famiglia a carico del contribuente (es. figli e nonni)” e “una concreta ed efficace lotta all’evasione deve basarsi su una strategia a tenaglia. Da un lato, rigorose verifiche ed incroci di tutte le banche dati disponibili da parte delle amministrazioni finanziarie. Dall’altro lato, l’introduzione di un “conflitto di interessi”, che consiste nella possibilità data alle famiglie di dedurre dal reddito imponibile ai fini IRPEF le spese per la casa e la famiglia».
In vista delle elezioni anche Banca Etica si mobilita, lanciando la campagna di sensibilizzazione “Cambiamo la finanza per cambiare l’Italia” (www.change.org). Ai principali leader politici verranno poste alcune domande su come: migliorare la Tobin Tax, contrastare i paradisi fiscali, agevolare l’azionariato popolare, distinguere le banche che operano nel trading da quelle commerciali, favorire il microcredito, rivedere gli accordi di Basilea che penalizzano le banche etiche e l’erogazione di prestiti al terzo settore. «Banca Etica – spiega il presidente Ugo Biggeri – rappresenta un’esperienza finanziaria efficace a sostegno dell’economia reale e al cambiamento sostenibile. Ci siamo impegnati per dimostrare che un sistema finanziario etico e trasparente non solo è possibile, ma ottiene risultati economici, sociali e ambientali migliori rispetto a quelli del sistema finanziario tradizionale. Crediamo che questa crisi sia stata generata in larga parte dalle distorsioni di una finanza sempre più lontana dai cittadini e dalle imprese che creano occupazione producendo beni e servizi utili. Una finanza speculativa cui la politica non ha saputo imporre regole trasparenti. Come tutti siamo chiamati a scegliere chi ci governerà, ma per farlo vogliamo sapere cosa i leader politici intendono fare sui temi della finanza: perché da qui dobbiamo ripartire per dare futuro al welfare, all’imprenditoria e all’occupazione in Italia».
L’Associazione Art. 53 della Costituzione (www.articolo53.it), che si batte strenuamente affinché le prescrizioni dei Costituenti – in particolare in materia di tassazione – vengano applicate in modo serio e coerente, rivolge un appello a tutti i candidati: «la vera rivoluzione – spiega Roberto Torelli presidente dell’Associazione – si farà solo con l’attuazione dei principi fondamentali della nostra bellissima Costituzione, riconoscendo la persona umana come anteriore allo stato e questo al servizio di essa: proposito di fatto disatteso dai governi italiani che si sono succeduti dal dopoguerra ad oggi. Non ci basta sentir parlare di difendere la Costituzione, vogliamo che sia la politica a garantire l’effettiva applicazione dei diritti e doveri in essa previsti attraverso un programma che indichi chiaramente le direttive sociali e politiche alle quali dovrà ispirarsi la legislazione della Repubblica italiana”. Ecco le proposte principali dell’Associazione Art. 53: 1) Accertare i redditi globali personali effettivi comprensivi di tutte le forme di rendita siano esse immobiliari che mobiliari e da capitale e sottoporli a progressività come previsto dal comma 2° dell’articolo 53 della Costituzione. 2) Accertare capacità contributive effettive. Dai redditi globali personali comunque conseguiti, dedurre tutte le spese in modo analitico ed effettivo documentate dalle ricevute fiscali, occorrenti per i bisogni che la vita quotidiana richiede (non quelle sul lusso, facilmente da individuare, perché queste devono essere colpite da una aliquota maggiore rispetto ai normali consumi) Tali spese fanno parte della capacità contributiva! 3) Applicare la progressività del sistema tributario nel suo complesso, comprendendo i tributi diretti e indiretti come l’IVA. 4) Definire un unico regime fiscale per tutte le tipologie di lavoratori. 5) Abolire gli Studi di settore e tutte le normative che di fatto costituiscono regimi fiscali basati sulla definizione forfettaria dei redditi o sul patto concordatario per il calcolo delle imposte, di fatto nascondendo all’Erario i reali redditi che possono essere o molto inferiori ai livelli minimi (così configurando un prelievo forzoso illegale) o estremamente superiori a quelli massimi (così configurando una elusione legalizzata)».
E infine il debito. L’Associazione per la Riduzione del Debito Pubblico, fondata da Luciano Corradini e presieduta da Pasquale Moliterni, ha messo a punto un decalogo di proposte (www.ardep.it) per contrastare l’aumento del debito pubblico che a novembre 2012 ha raggiunto l’ennesimo record assoluto, superando i 2.020 miliardi di euro. Le proposte dell’ARDeP si fondano su tre parole chiave: formazione, riforme e risanamento. In particolare si intende «promuovere l’informazione e la cultura sul debito pubblico, richiedendo i doveri di solidarietà sociale e convincendo il Paese a credere in se stesso attraverso un nuovo “patto sociale” tra istituzioni e cittadini che rilanci partecipazione democratica, fiducia istituzionale, responsabilità sociale e civile. Approvare una Riforma fiscale in senso costituzionale per garantire l’equità fiscale, aumentando la progressività del prelievo tributario (anche attraverso l’aumento del numero delle aliquote e delle relative fasce di reddito imponibile) e diminuendo le aliquote IVA per i beni e i servizi essenziali. Sconfiggere l’evasione fiscale con l’attivazione di un contrasto di interesse tra consumatore/fruitore e venditore/erogatore attraverso l’introduzione della fiscal – card. Istituire una imposta patrimoniale straordinaria sui grandi patrimoni (mobili e immobili) con aliquota personale congrua. Ridurre, razionalizzare e rendere più trasparenti i costi della politica. Effettuare un riesame generale delle finalità dell’Amministrazione pubblica e delle sue modalità organizzative ed operative, al fine di combattere efficacemente corruzione e sprechi». Come si può vedere spesso le proposte tra le diverse associazioni sono convergenti e puntano ad una politica fiscale più equa e “pulita”. Ai cittadini il compito di sostenere queste proposte e ai candidati l’impegno di un confronto serio e l’onere di dare risposte credibili.