L’idea di lavorare su una riforma sostanziale del sistema tributario italiano non è nuova: negli ultimi anni cittadini e associazioni hanno aperto un dibattito sul tema partendo dai principi fondamentali sanciti dalla Costituzione italiana – l’unica al mondo a contenerli – che all’art. 53 individua nella “capacità contributiva” e nella “progressività” i cardini fondamentali su cui deve poggiare il sistema fiscale.
Il sistema fiscale rappresenta la principale leva per assicurare uguaglianza e sviluppo di servizi pubblici universali – come la sanità e l’istruzione – che devono essere rivolti indistintamente a tutti i cittadini.
La progressività del sistema, nel suo complesso, deve ridurre i divari tra i redditi, colpendo in misura proporzionalmente più elevata quelli più alti.
Il lavoro, in sintesi, aggiornato alla sua terza edizione (le due precedenti si basavano sui dati fiscali del 2016 e del 2019, pubblicati dal Dipartimento delle Entrate della Ragioneria dello Stato); esso propone una profonda riforma della tassazione sui redditi delle persone fisiche (IRPEF), ne evidenzia le storture e le criticità e si conclude con una proposta, di cui è stata verificata la sostenibilità finanziaria, che prevede la deduzione dal reddito lordo complessivamente conseguito (senza le attuali deduzioni come cedolare secca, prima casa ed altri redditi che sono tassati separatamente con aliquote proporzionali) di oneri e spese essenziali che incidono sul contribuente e sulla sua famiglia.
La proposta rappresenta il ritorno al dettato costituzionale e all’impostazione della grande riforma del fisco avvenuta con la Legge 825 del 1971. Detti oneri e spese, per poter essere detratti dal reddito, devono tuttavia essere esclusivamente rilevati con strumenti elettronici (già sperimentati efficacemente con il tesserino di CF o con altri strumenti già in uso come le carte fedeltà di molte catene di vendita al consumo) che sostituiscono ogni altra deduzione dal reddito e ogni altra detrazione di imposta.
Di fatto creano una soglia di esenzione all’imposizione fiscale, uguale per tutte le classi di reddito, che nella proposta è stata individuata in € 10.000,00. Una “no tax area” che funziona diversamente da quella attuale e da quella proposta con l’ultima legge delega al Governo in carica, perché non viene meno con il superamento della sua soglia massima di reddito, ma permane come detrazione massima dal reddito lordo a titolo di “oneri e spese essenziali”, come meglio specificato nel prosieguo di questo lavoro.