Un giorno di ottobre del 2010 stavo facendo una tiepida “vasca” serale a Padova, la mia città.
In Piazza Duomo trovai la consueta numerosa pletora di mendicanti. Nomadi ed immigrati. Poco più avanti vidi per la prima volta un altro questuante. Stonava nettamente. Sembrava fuori posto. Infatti era un italiano. Apparentemente anziano. Apparentemente.
Forse era solo provato dal peso degli anni trascorsi sulla strada. Un barbone, come venivano definiti una volta gli abitanti della città indistinta. Un clochard, etimo di chiara matrice francese, usato di recente per addolcire la forma, non certo la sostanza di una vita perduta nel freddo e nell’umidità della notte padana.
Queste persone mi hanno sempre impietosito. Non mendicanti votati alla questua per educazione ricevuta o parassitismo, ma persone normali, sovente ex lavoratori trascinati in strada dalla durezza della vita. Cercai una moneta nelle tasche. Vuote. Niente. Aprii il portafoglio per trovare una piccola banconota. Vuoto anch’esso. Avevo speso tutto la mattina e non lo avevo rimpinguato. Ero senza soldi.
Un momento. Io ero pieno di soldi! Infatti avevo due Bancomat. Denaro elettronico e non cartamoneta. Non potevo certo far elemosina al pover’uomo. Avrebbe dovuto avere un terminale Bancomat su cui digitare e trasferire l’importo. E qui mi venne un sussulto. Quale sarebbe la soluzione più semplice per cancellare l’evasione fiscale? Eliminare il denaro! Il denaro fisico! Se lo Stato abolisse il denaro cartaceo e metallico, tutte le transazioni sarebbero tracciabili.
Paradossalmente si potrebbero esigere imposte anche dai mendicanti. Se gli Stati sono riusciti a sostituire completamente l’oro e l’argento con la carta moneta, sicuramente potrebbero fare altrettanto eliminando totalmente il denaro fisico. Se gli Stati sono riusciti a far accettare la circolazione della cartamoneta dal valore intriseco pressochè nullo al posto di metallo prezioso, sarà ancor più facile sostituire carta di nessun valore con file elettronici.
Se tutte le transazioni fossero effettuate con denaro di plastica, ovvero elettronico, tutte le scritture relative sarebbero facilmente rintracciabili. Siamo però nell’euro assieme a tanti altri Stati europei. Dunque non possiamo fare nulla da soli. Potremmo però già attuare una piccola rivoluzione. Possiamo ridurre il contante in circolazione scoraggiandone l’uso. Come? Tassando alla fonte il suo prelievo effettuato nelle Banche!
Ogni prelievo di denaro contante effettuato da un cittadino verrà tassato dallo Stato con una imposta fissa del 10%, ad eccezione di una piccola franchigia mensile di poche centinaia di euro. Franchigia che potrebbe corrispondere all’importo di una pensione minima. L’importo prelevabile mensilmente esente dall’imposta consentirebbe ai cittadini di fare tutti quei piccoli acquisti che sarebbero troppo scomodi da effettuare con il Bancomat. Non solo. Consentirebbe ancora la spesa con denaro contante a tutti quei cittadini poco avezzi alle nuove tecnologie. A cominciare dagli anziani di basso reddito ed istruzione.
Al contempo si introdurrebbe una legge limitativa al possesso del contante, fissando una somma massima detenibile pari a poche migliaia di euro. Il sistema funzionerebbe per singolo codice fiscale. In pratica, anche se un cittadino avesse più Bancomat o Conti Correnti, il sistema gli permetterebbe il prelievo massimo esente rilevando e sommando i prelievi effettuati con tutte le sue carte.
A causa del maggior costo di accesso al contante aumenterebbero di conseguenza gli acquisti effettuati con Bancomat ed assegni e dunque la loro stessa tracciabilità. Facciamo un esempio. Un cittadino che prelevasse 500 euro nel mese di settembre, dopo aver già effettuato un prelievo pari all’importo della franchigia esente, si vedrebbe erogare una somma pari a 450 euro.
Operando come sostituto d’imposta la banca girerebbe poi allo Stato i rimanenti 50 euro. E così via senza limiti. Comprendendo nel contante anche gli assegni circolari e il cambio di assegni bancari. Il prelievo alla fonte funzionerebbe come imposta fissa del 10% per tutte quelle transazioni dell’economia che oggi sfuggono al fisco.
Anche per molte di quelle illecite, come scommesse clandestine e gioco d’azzardo. O lecite, ma bisognose di anonimato, come la prostituzione. Questo sistema è molto semplice nel concetto e di relativamente facile attuazione. Basterà integrare il circuito delle Banche ABI con quello del BancoPosta. La legge attuativa di un simile provvedimento non porrebbe problemi di costituzionalità, perchè comunque si lascerebbe al cittadino l’accesso gratuito al denaro elettronico e l’uso degli assegni bancari.
Devo adesso parzialmente rettificare quanto sopra affermato circa la possibile tracciabilità di tutte le transazioni che potremmo ottenere solo con la totale eliminazione del denaro fisico. In questo caso non elimineremmo comunque tutta l’evasione, ma colpiremmo sostanzialmente solo l’evasione diffusa. Quella del lavoro autonomo, del doppio lavoro dipendente, dell’iva in genere, degli affitti in nero, dei bisogni illeciti. Anche la sola tassazione del prelievo contante farebbe emergere imponibile in questi settori.
Rimarrebbero escluse le evasioni dei medio/grandi gruppi industrial-finanziari che di solito utilizzano accorgimenti di ingegneria finanziaria: false fatturazioni, false sponsorizzazioni e paradisi fiscali off-shore. Così come non elimineremmo l’evasione della malavita organizzata. Anche se probabilmente potremmo almeno ostacolarla. La tracciabilità di determinate operazioni oltre un certo limite d’importo, già introdotte dal precedente Governo ed ora reintrodotte dall’Attuale, ha una quasi totale efficacia solo in completa assenza di contante.
Oggi invece, i vari attori economici, malavita compresa, potendo sempre disporre di grosse somme di denaro contante, possono effettuare qualsiasi operazione in nero, eludendo tutti i dispositivi di Legge. Questo è possibile perchè l’accesso al denaro contante è facile e soprattutto gratuito. Se invece lo Stato facesse pagare un pedaggio alla fonte, tassando il prelievo, potrebbe subito incassare un’imposta minima, rendendo al contempo più disagevole l’evasione nel suo complesso. In pratica, anche se il cittadino continuasse a pagare sempre con il contante, il balzello funzionerebbe come imposta fissa del 10% a carico del consumatore pigro o desideroso di anonimato.
Per l’attuazione di questo piano si dovranno comunque affrontare e risolvere alcuni punti critici: il contante portato in Italia da cittadini stranieri, quello necessario agli italiani per fare viaggi all’estero, oltre ad un possibile commercio di denaro ad opera della malavita. Il tetto massimo di denaro detenibile, qualche migliaio di euro pro capite, funzionerebbe però da buon deterrente. Sequestro immediato del denaro a chi venisse trovato con un importo superiore.
Se l’operazione avesse successo potrebbe essere replicata in sede europea, viatico ad una progressiva eliminazione del denaro fisico. Sarebbero così spiazzati Governi, Enti Territoriali e cittadini che indicano l’evasione, in particolare solo quella del lavoro autonomo, come unica responsabile dei dissesti statali. Evasione come male assoluto. Non è il solo.
Ogni medaglia, anzi in questo caso ogni moneta, ha due facce. L’altra faccia è rappresentata dai Governi spendaccioni, come i Nostri. In questo caso non avrebbero più l’alibi del mancato gettito e per far quadrare i Bilanci dovrebbero finalmente operare gli inderogabili tagli alla Spesa Pubblica. Ricordo che grazie a questo alibi, nei primi dieci anni dell’euro, i nostri Governi, di Destra e di Sinistra, si sono mangiati sostanziosi avanzi primari, pur in contemporanea presenza di un generale e progressivo aumento di tutte le Imposte. Centrali e Locali.
Li metteremmo con le spalle al muro. Una volta tanto un muro simbolico. Non quello del (loro) Pianto: il consueto piagnisteo della mancanza di fondi che impedirebbe loro la realizzazione dei programmi. Bensì quello del rigore e della buona amministrazione.